Cronache

Viminale condannato per aver respinto un migrante

Il ministero dell'Interno deve adesso esaminare la domanda di asilo di un giovane pachistano rintracciato a Trieste e riammesso in Slovenia nello scorso mese di luglio. La sentenza del tribunale di Roma è destinata a far discutere

Viminale condannato per aver respinto un migrante

Rintracciato a Trieste dopo essere entrato illegalmente in Italia via terra e respinto in Slovenia. Per questa azione però adesso il Viminale è stato condannato dal tribunale di Roma, il quale ha accolto il ricorso di un giovane pachistano.

La storia in questione è iniziata a luglio, quando Mahmood, questo il nome del ragazzo, è riuscito a raggiungere la frontiera di Trieste dalla Bosnia. Qui era arrivato diversi mesi prima dal Pakistan, suo Paese di origine. Chi attraversa la rotta balcanica il più delle volte rimane bloccato proprio in Bosnia.

Per questo in tanti nel corso degli anni hanno provato, e sono sempre più coloro che ci riescono, a raggiungere l'Italia attraversando i boschi croati e sloveni. Una volta però rintracciato nel capoluogo giuliano, Mahmood è stato fermato dalla Polizia. Sulla base di un trattato sottoscritto da Italia e Slovenia nel 1996, il cittadino pakistano è stato respinto e dunque rimandato indietro.

A loro volta le autorità slovene hanno respinto il giovane in Croazia, da dove poi è stato rispedito indietro in Bosnia. Un “respingimento a catena” attuato perché l'ingresso del ragazzo pakistano nei territori dei Paesi interessati era irregolare. La sentenza emanata dal tribunale di Roma però è destinata ad incidere e non poco su questa tipologia di respingimenti.

La sentenza

Così come raccontato da Repubblica, i giudici del tribunale capitolino hanno dichiarato illegittima l'azione del Viminale: “La prassi adottata dal ministero dell'Interno in attuazione dell'accordo bilaterale con la Slovenia è illegittima sotto molteplici profili”, si legge nella sentenza emanata lo scorso 18 gennaio.

I molteplici profili a cui si fa riferimento sono quelli costituzionali e della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea, oltre che dello stesso trattato italo – sloveno. Il procedimento culminato con la sentenza contro il Viminale, è partito dal ricorso contro il suo respingimento da parte di Mahmood. A presentarlo sono stati gli avvocati dell'Associazione studi giuridici sull'immigrazione (Asgi).

Nel ricorso, il ragazzo pakistano ha dichiarato di aver espressamente fatto presente ai poliziotti la sua intenzione di presentare domanda d'asilo. Inoltre, nella sua testimonianza si è fatto riferimento a presunte minacce subite ed a maltrattamenti avuti in Bosnia.

Secondo il tribunale di Roma il respingimento da parte dell'Italia è stato illegale in quanto il riaccompagnamento forzato “deve essere disposto con un provvedimento amministrativo motivato impugnabile innanzi all'autorità giudiziaria”. Inoltre, ed è qui che la sentenza appare più pesante nei confronti del Viminale, il ministero era in condizioni di sapere “che la riammissione in Slovenia avrebbe comportato a sua volta il respingimento in Bosnia nonché che i migranti sarebbero stati soggetti a trattamenti inumani”. Infine, e qui la sentenza è destinata ad incidere soprattutto sul fronte politico, secondo i giudici non si può impedire a un soggetto di presentare una domanda di asilo.

Quella rotta che crea sempre più problemi

Dal Viminale fonti raggiunte da IlGiornale.it hanno confermato la sentenza: “É arrivata comunicazione del provvedimento”, hanno fatto sapere. E adesso il ministero è tenuto a prendere in esame la domanda di asilo del giovane pakistano ed a pagare le spese legali.

La sentenza potrebbe avere non pochi effetti sul piano migratorio: ogni anno il confine italo – sloveno è preso di mira da migliaia di migranti, solo nel 2020, secondo gli ultimi dati dall'Unhcr, via terra dai Balcani sono arrivati irregolarmente nel nostro Paese più di 4.000 persone.

Il rischio è che adesso, sulla base di questo precedente, in tanti si sentano ulteriormente spinti ad oltrepassare la frontiera slovena.

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