Virus, ecco mutazione "D614G": non esisteva, comparsa in Italia

In nuovo studio di Science spiega l'accelerazione dei contagi: potrebbe essere dovuta anche alla maggiore contagiosità della variante D614G. Un altra ricerca aveva dimostrato la nascita della mutazione in Italia

Virus, ecco mutazione "D614G": non esisteva, comparsa in Italia

Un'infezione più efficace e una trasmissione più rapida. Sono queste le caratteristiche del nuovo coronavirus con la mutazione D614G, secondo l'ultimo studio pubblicato su Science. Il team di ricercatori, tra cui compare anche il virologo Ralph Baric della North Carolina University, ha confermato che la mutazione scoperta in estate risulta "più efficiente nell’infettare le cellule delle vie respiratorie umane" e capace di "trasmettersi in modo più rapido".

I risultati della ricerca, che , come precisa Repubblica è stata effettuata sui criceti, mostrano che "i pazienti infettati con la variante D614G sono associati a cariche virali del tratto respiratorio superiore più elevate rispetto a quelle osservate con il ceppo ancestrale". Ma la mutazione non ha alterato la gravità della malattia. Il virus, inoltre, è stato in grado di "trasmettersi significativamente più velocemente tra i criceti attraverso aerosol e goccioline". Ed è possibile che proprio questa velocità di trasmissione sia alla base dell'accelerazione della pandemia, che a partire da ottobre ha ricominciato a spaventare il Mondo. La causa potrebbe risiedere nella sostituzione di una delle 30mila basi del genoma del nuovo coronavirus, che potrebbe aver prodotto un diverso amminoacido nella proteina Spike, che assume una forma leggermente diversa. I ricercatori hanno notato che, tra i criceti messi in contatto con il virus mutato, l'infezione si è diffusa in soli due giorni a diversi esemplari. Con il Sars-CoV-2 originario, invece, nessun animale si era ammalato in così poco tempo.

Già ad agosto, uno studio aveva mostrato l'aumento dell'infettività del Covid-19 da parte della variante D614G, ricostruendone la provenienza, dato che ai tempi di Wuhan questa mutazione non esisteva. Secondo quanto ricostruiscono i ricercatori, la variante sarebbe comparsa in Italia del Nord lo scorso febbraio, durante la prima ondata. L'epidemia italiana, infatti, "è iniziata con il clade D614- spiegano i ricercatori- ma l'Italia aveva il primo caso campionato dell'aplotipo G614 completo".

Così, già a marzo, questa variante aveva iniziato a diventare predominante in Italia, diffondendosi poi nei diversi Stati europei, fino ad arrivare negli Stati Uniti, registrandosi in circa la metà dei casi mondiali. Oggi, come ricorda Repubblica, la variante è presente al 99,9%.

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