Coronavirus

Virus tra psicosi e check-point: nella zona rossa sotto assedio

La bassa lombarda, al confine con l'area off limits che separa cinquantamila cittadini della provincia di Lodi dal resto del mondo

Virus tra psicosi e check-point: nella zona rossa sotto assedio

Un posto di blocco dell'esercito a Bertonico, uno dei carabinieri a Ospedaletto, due della Guardia di Finanza a Zorlesco e poi polizia a Secugnago e sbarramenti anche a Maleo e Guardamiglio. Sono luoghi, questi, con i quali, sino a pochi giorni fa, avevano famigliarità solo i cittadini di Lodi e del lodigiano, adesso invece sono divenuti invece il centro dell'interesse mediatico internazionale. I checkpoint sono pattugliati da forze dell'ordine e dai cronisti delle emittenti di tutto il mondo. Televisioni americane e francesi, colleghi elvetici e britannici, è negli sbarramenti che isolano i 10 comuni focolaio dell'epidemia di Coronavirus che sono puntate le telecamere di tutto il mondo. Una rivoluzione del vivere quotidiano ha travolto le terre agricole e produttive della bassa lombarda, ed al confine tra quella che è la ''zona rossa'', l'area off limits, che separa cinquantamila cittadini della provincia di Lodi dal resto del mondo, che i giornalisti cercano le notizie perché è su questo neonato confine, pesante come una cortina, che lo stravolgimento del vivere quotidiano è maggiormente manifesto.

A singhiozzo si formano file di camion e automobili, non tutti sono al corrente dei provvedimenti e del blocco delle strade. Un trasportatore esasperato dai rallentamenti e dalle deviazioni impreca contro il virus e la psicosi collettiva, un ambulante, sul ponte di Zorlesco, cerca di spiegare ai militari della Finanza che per lui questo blocco significa non aver entrate e cerca di convincere in tutti i modi gli uomini delle fiamme gialle a farlo transitare. Niente da fare. Non si passa. ''Potete tenervi anche il camion perchè tanto questo virus mi ha già rovinato''. E' la chiosa dell'uomo prima di fare inversione e andarsene. Scoramento e paura, nervosismo ma anche dolcezza, è un mondo nuovo, diverso, paradossale quello che si manifesta ai checkpoint del lodigiano. Chi ha amici e parenti nelle zone dove è in vigore la quarantena si reca sul confine con borse della spesa e aspetta che dall'altra parte dello sbarramento arrivino i conoscenti per far loro avere, attraverso la protezione civile e i Carabinieri, tutto ciò di cui hanno bisogno. ''Ho portato le medicine per mia mamma, adesso aspetto che arrivi mio fratello che vive a Somaglia e gliele do a lui'', spiega una donna che poi vede suo fratello, si sbraccia per salutarlo e urla da dietro la mascherina: ''dai un bacio alla mamma, dille che sto bene e prenditi cura di lei''. Più che la malattia fa male la separazione: quella delle mascherine dei nuovi confini e dell'isolamento. ''Sono triste perchè la mia famiglia vive a Codogno e io a Orio Litta e non posso vederli. C'è preoccupazione ma anche dispiacere e tristezza''.

Durante il pomeriggio il prefetto di Lodi Marcello Cardona si è recato proprio nei checkpoint della Bassa per parlare con le forze dell'ordine impegnate, ed è stato durante il suo tour tra Bertonico, Secugnago e Vittadone che ha dichiarato. '' Non siamo in una zona di guerra, e la zona rossa non è previsto che venga allargata. Siamo stati tutti sorpresi da quello che è successo. Non è colpa di nessuno, sono costantemente in contatto con i sindaci e dobbiamo mantenere lo stato di cinturazione in forma preventiva perchè meglio viene realizzato prima terminerà''. In merito poi alle polemiche riguardo al personale dell'ospedale di Codogno per la gestione del ''paziente 1'', ha replicato: ''Sono stati eroici, sono degli eroi''.

La situazione di apprensione non interessa però soltanto le zone confinanti con l'epicentro del focolaio. Anche la città di Lodi, il capoluogo lombardo distante una decina di chilometri dalla zona rossa, sta vivendo momenti di psicosi e preoccupazione collettiva. Nel giro di due giorni la città ha visto chiudere i negozi del centro e non solo, i cinema espongono i cartelli che annunciano la chiusura a tempo indefinito, fuori dalle farmacie sono affisse scritte che annunciano che le scorte delle mascherine sono andate esaurite e pure le aziende che vendono prodotti veterinari all'ingrosso hanno visto i magazzini privarsi in poche ore delle preziose maschere. Gli scaffali dei supermercati si svuotano e si riempiono a intermittenza e intanto dall'Ospedale Maggiore fanno sapere che è in corso di allestimento un reparto di “malattie infettive” a Lodi. Una struttura di 18 letti per i pazienti coinvolti dal coronavirus che verrà installata al posto della neurologia. I malati della neurologia, intanto verranno trasferiti in pneumologia.

È la prima epidemia dell'epoca dei social e sulle chat come sui gruppi su facebook i messaggi che circolano non hanno più logica e coerenza. C'è chi annuncia in maniera arbitraria e senza alcuna prova che a breve sarà messo in quarantena il Capoluogo, chi diffonde istruzioni su come fabbricarsi in modo autonomo del disinfettante per mani, c'è chi invita i lodigiani a non preoccuparsi perchè tanto San Bassiano (il patrono cittadino) protegge la città dall'epidemia e ricorda il suo celebre bacio taumaturgico agli appestati, chi informa di essersi sottoposto a quarantena volontaria perchè sospetta di essere stato in contatto con cittadini della bassa e chi invece organizza cene e chi invita, più semplicemente, a una sana cautela.

La rete è il riflesso della realtà e così, pure in città, si scopre che c'è chi non vuole più stringere la mano all'altro, chi fa indossare i guanti in ufficio ai dipendenti e c'è chi, ogni volta che passa un'ambulanza a sirene spiegate, azzarda:'' questa volta è uno che sta davvero male''.

Pochi negozi, ristoranti e bar rimangono aperti di giorno e gli esercenti iniziano ad alzare la voce e come un mantra ripetono: ''Anche oggi non è entrato nessuno e questo stato delle cose ci spaventa incredibilmente''.

Ora, essendo già passate le 18 tutti i pub e i bar hanno abbassato la saracinesca come impone l'ordinanza e nelle case davanti a internet e al televisori i residenti seguono, come un improprio bollettino di guerra, le notizie sul numero di contagiati e i casi di decesso e al momento è appena stato confermato un nuovo caso a Massalengo: un paese alle porte di Lodi.

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