Vitalizi e stipendi da capogiro: i privilegi del Trentino

La diversità etnica che ha radici nella annessione di Bolzano all'Italia, in seguito agli accordi della Conferenza di Parigi del 1919, svanisce quando si parla dei generosissimi assegni pensionistici concessi agli ex 87 consiglieri delle due province di Trento e Bolzano

Vitalizi e stipendi da capogiro: i privilegi del Trentino

Sono ricchi, parlano un dialetto tedesco difficile da comprendere anche per un germanico di Hannover, e del loro bilancio annuale di 5,5 mld di Euro trattengono ben i 9/10, con i quali gestiscono in via esclusiva - a differenza delle altre regioni italiane - scuola, sanità e strade, alle quali tra poco si aggiungeranno le Poste. Quel decimo che manca, arriva in fondi UE e dall'immenso patrimonio pubblico, al quale recentemente si sono aggiunte alcune caserme che il demanio ha ceduto in permuta. Sono gli altoatesini della Provincia autonoma di Bolzano, termine però che a loro farebbe storcere il naso, perché si sentono più tedeschi che italiani, anche se con la Germania la ex provincia austro-tirolese non ha nulla a che fare. Dove quasi tutti tifano Bayern Monaco, bisogna dirlo, ci sono anche italiani, il 25% della popolazione, quasi tutti concentrati attorno a Bolzano, il capoluogo. I due gruppi etnici non sono solo divisi per via della lingua e delle tradizioni, ma anche per una sproporzione nel reddito. Una disuguaglianza tutta a favore del gruppo linguistico tedesco il quale controlla la quasi totalità della economia locale, anche questa, iper finanziata da «mamma Provincia». Un divario tra gruppi etnici che però non si può calcolare, vista una norma che al censimento scheda anonimamente i cittadini dividendoli in italiani, tedeschi e ladini, così da assegnare poi contributi e posizioni lavorative pubbliche secondo una base etnica e non di necessità o meritocrazia.

Quella diversità etnica che ha radici nella annessione di Bolzano all'Italia, in seguito agli accordi della Conferenza di Parigi del 1919, svanisce però quando si parla dei generosissimi assegni pensionistici concessi agli ex 87 consiglieri delle due province di Trento e Bolzano, grazie a un meccanismo di calcolo votato nel 2012 dagli stessi, pressoché all´unanimità. C'è il caso eclatante di Eva Klotz, per 31 anni consigliera provinciale della Süd-Tiroler Freiheit, (Libertà per L'Alto Adige), impegnata da una vita su un solo fronte: il ritorno dell'Alto Adige all'Austria. La passionaria è figlia del dinamitardo Georg Klotz il quale agli inizi degli anni sessanta mise a ferro e fuoco la sua terra occupata dai Walsch – termine dispregiativo per indicare gli italiani -, e si porta a casa un vitalizio da un milione di Euro che, ha spiegato, restituirà quando «ci libereremo dell'Italia». Battaglie secondarie della passionaria sono la divisione scientifica della società in italiani, da una parte, tedeschi, dall'altra, con il risultato di due scuole perfettamente speculari che parlano due lingue diverse, nonostante le pressanti richieste della società civile di una scuola mistilingue. Di scuola interetnica se ne parla spesso nei convegni organizzati dal fervente associazionismo locale, ma non a Palazzo Widmann, sede del Consiglio provinciale, dove l'argomento è tabù per via di un accordo che il Pd romano ha stretto con i vertici della Südtiroler Volkspartei (SVP), ovvero, il partito di raccolta che da sempre governa la Provincia.
Insomma, una autonomia gonfiata dalle casse romane al quale gioco si presta il Partito democratico, subentrato nel 2008 alla Democrazia Cristiana, storico partner di governo locale della SVP: con il suo 45% di consenso è il partito che raccoglie la maggior parte dell'elettorato tedesco.

Una alleanza decennale che ha prodotto una amicizia personale tra l´ex premier Matteo Renzi e il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, definito «Mister Obama» per via della sua indennità che, annessi e connessi, supera di 7.000 Euro quella dell'ex presidente USA, sfiorando i 20.000 Euro al mese. I motivi di questa amicizia speciale stanno proprio nella specialità del sistema di governo locale dove, a prescindere dalle percentuali bulgare di consenso verso la SVP, è imposta la presenza in Giunta di almeno due assessori italiani. E gli italiani al governo, dopo decenni di asse SVP-DC, sono fatalmente quelli del Pd. Perché nella terra dove Casa Pound elegge tre consiglieri nel suo capoluogo; rappresentando la contrapposizione politica ad un processo autonomista che negli anni ha sempre più spodestato gli italiani dai luoghi del potere, le destre devono stare alle porte.

Dinamiche di una micro provincia che, tutta assieme, fa gli abitanti di un paio di municipi milanesi, ma che recentemente ha conquistato gli onori della cronaca nazionale in tre distinti casi.
Il primo, è il caso ben noto della riforma costituzionale - poi bocciata nel referendum confermativo di dicembre 2016 - la quale nel Titolo V centralizzava i poteri dalle regioni a statuto ordinario, nonostante la protesta delle quali provvedeva a elevare la Provincia di Bolzano a legislatore costituzionale, imponendo allo Stato di «aspettarla» nel suo infinito processo di riforma dello Statuto di Autonomia. Sempre più autonomia e indipendenza da Roma, in luogo della impraticabile secessione dall'Italia, è il refrain della politica sudtirolese targata SVP, ma con la firma in calce del Partito democratico. Nel frattempo, alle elezioni amministrative del 2016, Casa Pound in alcuni quartieri è volato al 20%!
Il secondo caso è tutto nello storico tentativo, per ora non andato a buon fine, da parte della Stella Alpina – così viene chiamato il partito di raccolta sudtirolese – di eliminare quanti più toponimi italiani possibili dalla cartina geografica, con la scusa che questi vennero introdotti forzosamente dal regime fascista il quale tradusse dal tedesco all'italiano i nomi delle località storicamente asburgiche. Un tentativo che, al limite, dovrebbe essere condotto nelle sedi della diplomazia internazionale, visto che lo Statuto di autonomia altoatesino è anche un atto di diritto internazionale bilaterale tra Italia e Austria ma che, invece, il governo Renzi ha cercato di relegare a una semplice norma di attuazione, cedendo al ricatto politico della SVP che a Roma porta una preziosa dote di utili deputati e senatori. L'ordine di scuderia che da Roma ha guidato il Partito democratico locale si è spezzato a marzo, quando uno dei suoi tre consiglieri provinciali, Roberto Bizzo, sull'onda della protesta della comunità italiana ha fatto saltare il banco, rifiutandosi di firmare quell'accordo. Nel giro di poche ore, Bizzo è diventato il paladino della popolazione di madrelingua italiana e bersaglio preferito degli strali del suo partito.

Ultimo caso, recente, l'emendamento Biancofiore approvato dalla Camera grazie anche ai voti dei 5 Stelle, il quale introduce in Alto Adige il sistema proporzionale che la legge elettorale manteneva valido in Trentino Alto Adige. In regione è tuttora in vigore il c.d. Mattarellum che prevede otto collegi maggioritari e tre proporzionali, assicurando alla SVP tutti i seggi, essendo il partito più forte in ogni collegio. Un emendamento inaccettabile per il partito di raccolta, verso il quale il Partito Democratico si era fatto talmente garante, al punto da far saltare tutto il banco. E la deputata Michela Biancofiore – mai accaduto prima - ha ricevuto l'applauso anche da quell'elettorato italiano che è stufo di assistere a quel processo di emarginazione sociale ed economico che va sotto il nome di «disagio degli italiani». Un disagio che per un giorno è stato quello del Presidente Kompatscher, quando in occasione della recente visita dei Presidenti delle Repubbliche di Austria e Italia, si è visto opporre un secco no dalla banda musicale locale alla richiesta di suonare l'Inno di Mameli. O quello dell'ufficio legale del Comune di Roma, costretto dal TAR del Lazio a risarcire i danni subiti dalla associazione Südtiroler Heimatbund alla quale la sindaca Raggi aveva negato il diritto di affiggere nelle vie della capitale volantini recanti la scritta «Il Sudtirolo non è Italia» con la motivazione che si sarebbe trattato di un attacco all'unità dello Stato.

Infine, su questa giostra che tanto fa infuriare la popolazione italiana, è dovuto salire anche il sindaco di Bolzano, Renzo Caramaschi, eletto nel 2016 da una coalizione di centro-sinistra guidata dal Pd.

Ex city manager del capoluogo altoatesino, quando Caramaschi ha alzato la voce lamentando la situazione intollerabile per via delle quotidiane risse al centro migranti di Bolzano, le critiche maggiori sono arrivate proprio dai vertici del Pd, assidui frequentatori dei salotti virtual della città. Sul tema immigrazione, infatti, anche in Provincia di Bolzano la competenza è ancora nelle mani dello Stato.

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