Cronache

La vittoria di Padova contro Alfano: via il campo profughi dalla città

Dopo le manifestazioni dei cittadini e le mosse del sindaco leghista Bitonci, il prefetto di Padova ha dovuto cedere: la tendopoli costruita a pochi passi dal centro storico sarà spostata

La vittoria di Padova contro Alfano: via il campo profughi dalla città

La rivolta parte all'inizio di Luglio, quando in poche ore nella caserma "ex Prandina" di Padova sorge una tendopoli per i profughi. È la rivolta dei cittadini e dei commercianti, spaventati per le conseguenze che un luogo di accoglienza piazzato all'interno del centro storico può provocare alla vivibilità della città e alle imprese commerciali.

Ma è stata anche la rivolta del sindaco Massimo Bitonci, leghista, che subito dopo aver visto la prima tenda blu della Protezione civile ha ingaggiato una battaglia a suon di delibere e decreti con la prefettura di Padova. L'ex caserma dove ora stazionano quasi 200 migranti, infatti, è un problema. Situata all'interno delle mura (tra la tendopoli e il duomo di Padova ci sono pochi minuti di strada a piedi) è stata montata per volontà del prefetto Patrizia Impresa ed ospita ora i profughi in attesa di sapere se otterranno (o meno) lo status di rifugiati e l'asilo politico.

L'arrivo dei migranti ha provocato la rivolta dei commercianti di corso Milano e di tutta la zona intorno alla caserma di via Orsini. "Aspettiamo da 20 anni un parcheggio nell'area dell'ex caserma - lamentano - è fondamentale per far riprendere l'economia del centro. Dopo tanti anni non se n'è ancora fatto nulla, mentre sono bastati 2 giorni per creare la tendopoli per i profughi". (Guarda il video)

Inoltre, all'interno e nei dintorni del campo sono sorti numerosi problemi. Qualche giorno fa è scoppiata una rissa tra gli ospiti del centro, ci sono pericoli di ordine pubblico e le condizioni igienico-sanitarie non sono a norma. "C'è un via vai incredibile di gente - afferma Andrea, un commerciante della zona - che non ha nulla a che fare con le attività e che crea enormi disagi, economici e di vivibilità". "Abbiamo paura - continua Andrea - che nel futuro questa tendopoli da situazione temporanea possa trasformarsi in stabile e far degenerare questo quartiere in una zona degradata: se si radica la presenza di immigrati, sarà impossibile continuare a lavorare qui". I migranti, infatti, fanno accattonaggio, chiedono l'elemosina ed entrano nei negozi disturbando il lavoro di chi con fatica ha aperto un negozio o un bar.

Tanto che il sindaco Bitonci ha deciso di chiedere alle Usl di verificare se all'interno della tendopoli vi siano le condizioni minime per garantire la sicurezza degli ospiti e dei cittadini che la circondano. "Credo che si l'unico caso in tutta Italia di un centro di accoglienza in pieno centro", dice Bitonci di fronte all'ingresso della ex caserma. Non solo. Perché durante il sopralluogo l'Usl ha anche decretato che la tendopoli all'interno della caserma poteva essere assimilata ad un campeggio. Così, per sconfiggere le resistenze del prefetto a spostare i profughi dall'"ex Prandino" il sindaco ha emesso un'ordinanza comunale che vieta zone di campeggio all'interno della città.

Senza considerare che, come spesso accade da quando è iniziata l'emergenza profughi, il ministero dell'Interno agisce per mano dei suoi prefetti senza ascoltare le ragioni degli amministratori comunali e dei cittadini. I quali, come successo anche a Treviso e Roma, si ribellano all'idea di vedere bloccati per anni senza far nulla i profughi nelle loro città e nei paesi.

"Qui nel padovano c'è stato un tornado - ci racconta Leonora Marchesin, che ha un bar poco distante dalla tendopoli - alcune case sono state distrutte e ci sono ancora persone italiane che dormono nelle palestre. Per i profughi hanno montato le tende in poco tempo, per gli italiani in difficoltà invece non ci sono mai i soldi". Una sorta di razzismo al contrario. È infatti opinione comune che l'Italia sia l'unico Paese al mondo dove prima vengono gli altri e solo in seconda battuta ci si occupa dei cittadini italiani.

"C'è razzismo in Italia - afferma Massimiliano Pellizzari, presidente dell'Associazione dei commercianti del centro di Padova - ma verso gli italiani: tutte le risorse che si utilizzano per dare colazione pranzo e cena a queste persone potrebbero essere utilizzate per garantire il futuro dei nostri concittadini". E poi conlude: "O tuteliamo la nostra gente o sarà davvero la fine". (Video: l'appello dei commercianti)

Anche perché, numeri alla mano, spesso si scopre solo alla fine che chi per quasi due anni vive ospite dei centri di accoglienza in realtà non ne aveva alcun diritto. Non era un profugo, non scappava da guerre e non poteva nemmeno sperare di ottenere l'asilo. "La commissione padovana - continua il sindaco Bitonci - nelle scorse settimane ha dimostrato che solo 30 immigrati su 300 hanno ottenuto lo status di profugo. Tutti gli altri sono da considerare clandestini". Quindi, con nessun diritto di ottenere un alloggio e il vitto gratuitamente per il (lungo) tempo che intercorre tra l'identificazione (quando c'è) e la conlcusione dei lavori delle varie commissioni che si occupano di decidere chi avrà l'asilo.

La tendopoli, alla fine, verrà smantellata. Il prefetto Patrizia impresa, infatti, lunedì scorso durante un incontro istituzionale ha comunicato al sindaco la decisione di spostare i profughi in altre soluzioni abitative, probabilmente case ed alberghi messi a disposizione dalle cooperative. Alla nostra richiesta di registrare anche la sua opinione sulla vicenda e dopo un primo assenso a concedere un'intervista, il prefetto ha preferito non rispondere alle domande de IlGiornale.it. Sintomo del fatto che la sconfitta subita da parte dei cittadini, dei commercianti e del sindaco Bitonci brucia ancora. Ne è dimostrazione anche il fatto che l'ingresso della tendopoli è vietato a telecamere e giornalisti: i carabinieri ci hanno fermano all'ingresso, impedendoci di riprendere da vicino la vita dei profughi all'interno dell'ex caserma.

Ma per incontrarli basta spostarsi di qualche metro, in un parchetto ai bordi del centro storico ormai diventato il bivacco degli immigrati. "Questo posto non ci piace - ci dice Adimkra Gabier - nelle tende è troppo caldo, il cibo non è buono e non abbiamo nemmeno la tv". Lamentele inconcepibili per i commercianti della zona "che tutte le mattine ci alziamo per far andare avanti l'Italia nonostante le tasse che ci massacrano".

"Non ci saranno profughi nella mia città", conclude sicuro Bitonci. Per loro la soluzione deve essere trovata altrove, dove non disturba il quieto vivere dei cittadini.

"Alfano e Renzi provino a capirlo - affermano quasi in coro -: prima bisogna pensare agli italiani".

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