Se rubare è un vizio molto brutto, quello di forma è un vizio ancora peggiore. Con il primo compi un reato, grazie al secondo non paghi pegno. Dei delitti (perfetti) e delle pene (assenti).
Sembra tratta da un manuale di inefficienza penale la vicenda di due albanesi membri di una banda di ladri seriali: centocinquanta i colpi messi a segno o progettati tra Torino, Asti e Cuneo e il vezzo di fotografare la vittima nel sonno: cornuta, mazziata e immortalata. Alcuni membri della «banda larga» di ladri fotografi sono stati assicurati alle patrie galere, per la precisione quattro. Non però i due nostri eroi, che si sono visti aprire le porte della cella dalla decisione della Quarta sezione penale della Corte di Cassazione di annullare senza rinvio le ordinanze che avevano emesso il gip prima e il tribunale del riesame poi. Gli avvocati dei due nobiluomini avevano fatto richiesta chiedendo la scarcerazione immediata a causa della mancanza di un'adeguata motivazione per le esigenze cautelari prevista nell'ordinanza che li aveva portati in carcere e che, secondo gli avvocati, era «alquanto sintetica, priva effettivamente di un'analisi delle singole personalità degli indagati, per come almeno emergenti dalle indagini, e legate solo alle caratteristiche dei fatti in via più generale».
Una mancanza di pathos letterario evidentemente imperdonabile, molto più del curriculum fittissimo degli albanesi. E infatti la Suprema corte ha restituito la libertà ai due. Con tante scuse.La giustizia è l'unico vizio che non possiamo permetterci.
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