Cronache

"Vogliono un colpevole…". Così il caso Marmolada minaccia i sindaci

I sindaci di montagna ora temono azioni legali: in Piemonte un amministratore ha deciso di chiudere un sentiero sul monte Rosa dopo la tragedia della Marmolada

"Vogliono un colpevole…". Così il caso Marmolada minaccia i sindaci

La ricerca di un colpevole, spesso a ogni costo, è una reazione umana e comprensibile davanti a una tragedia. È quanto sta accadendo per il disastro della Marmolada, il cui bilancio definitivo è di 10 vittime accertate, di cui si continuano a cercare i resti dispersi sotto la valanga di massi e di ghiaccio. Le domande che si pongono i parenti e i parenti delle vittime sono tante ma ce n'è una, soprattutto, che li accomuna tutti: qualcuno avrebbe potuto evitare tutti questi morti? Al momento il quesito non ha risposta, perché gli investigatori sono ancora all'opera per stabilire possibili responsabilità per quello che, da più parti, viene definito come un "evento non prevedibile".

I sindaci sono le figure che in questi casi finiscono più spesso nel mirino tanto che, a fronte dell'onda lunga emotiva del disastro della Marmolada, quelli che hanno ghiacciai e montagne nel loro territorio stanno valutando di chiudere i sentieri per precauzione. La prima ordinanza in tal senso arriva dal Piemonte, dove il sindaco di Macugnaga ha deciso di chiudere l'itinerario sotto la parete est del monte Rosa per ragioni di sicurezza. È un tracciato molto frequentato dagli escursionisti ma, a "causa le criticità delle condizioni climatologiche", è diventato potenzialmente a rischio a detta di una commissione di esperti che hanno consigliato il sindaco. "Allo stato attuale i ghiacciai non destano particolari problematiche; gli stessi glaciologi che monitorano il ghiacciaio del Belvedere non hanno riscontrato momentaneamente criticità. Ciò nonostante si ritiene di interdire il giro del lago delle Locce", si legge nell'ordinanza.

"Non si tratta di volontà di divieto della montagna, ma di tutela. È una realtà di cui tener conto. Di fronte alla certezza di essere indagato, l'amministratore firma un'ordinanza di chiusura di aree pericolose. Ovvio", spiega a la Stampa Marco Bussone, presidente dell'Unione Comuni e Comunità montani. Una certezza confermata dall'avvocato Waldemaro Flick, di Genova, secondo il quale nel nostro Paese sussista una cultura che porta a "una ricerca spasmodica del colpevole". Per il legale, esperto di casi simili, "fino a 20 o 30 anni fa chi aveva un incidente in montagna, anche se accompagnato da una guida, tornava a casa, si curava e finiva lì. Poi sono fioccate le denunce. A tutti i costi bisogna trovare un responsabile".

Quanto accaduto alla Marmolada non ha fermato gli appassionati di alpinismo, che continuano nelle loro escursioni ma con la consapevolizza che i pericoli sono dietro l'angolo, anche se si prendono tutte le precauzioni del caso.

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