Cosa vogliono queste benedette sardine? Ce lo chiediamo da settimane, da quando hanno fatto la loro comparsa in piazza a Bologna. Odiano Salvini, il sovranismo e, in generale, tutto il centrodestra, questo è chiaro. E, come abbiamo già detto, fa sorridere che un movimento di piazza faccia l'opposizione all'opposizione e non al governo. Sabato, da piazza San Giovanni, finalmente hanno prodotto un'idea: abolire il decreto sicurezza. Per carità, è un'idea almeno, distruttiva e non propositiva, ma è qualcosa. Il problema è che, a corollario di questa ideona, hanno partorito altre cinque ideine. Che sono un vero e proprio distillato del (finto) buonismo sardinista.
1) «Pretendiamo che chi è stato eletto vada nelle sedi istituzionali a lavorare». Banale, ma sacrosanto. Posto che un ministro, o ancor di più un deputato, non è detto che faccia meglio il suo lavoro stando inchiodato alla poltrona senza mai farsi un giro tra la gente. Ma è una scusa come un'altra per attaccare Salvini, ovviamente.
2) «Che chiunque ricopra la carica di ministro comunichi solamente nei canali istituzionali». E qui siamo alla follia. Alla censura. Un politico deve comunicare il suo operato ai cittadini utilizzando i mezzi più efficaci. Siano la tv, i social network o la radio. E poi quali sarebbero i canali istituzionali? I vetusti siti dei dicasteri? Solo le reti Rai? L'Eiar? Dal progressismo al regressismo.
3) «Pretendiamo trasparenza dell'uso che la politica fa dei social network». Una supercazzola perfetta. Anche perché, forse le sardine non lo sanno o più semplicemente fanno i pesci in barile, su Facebook esiste una funzione che si chiama «Libreria inserzioni» e permette di monitorare, con la massima trasparenza, tutti gli investimenti dei politici sulle loro pagine social.
4) «Pretendiamo che il mondo dell'informazione protegga, difenda e si avvicini alla verità e traduca tutto questo sforzo in messaggi fedeli ai fatti». Detto da uno come Santori, che da un mese spadroneggia su tutte le tv e su tutti i quotidiani, fa abbastanza ridere. Se non fosse che loro si prendono assolutamente sul serio. Loro non chiedono. Loro pretendono. Anche di dire ai giornalisti cosa scrivere.
5) «La violenza venga esclusa dai toni e dai contenuti della politica in ogni sua forma, e aggiungerei: è il momento che la violenza verbale venga equiparata a quella fisica». E qui, al di là del solito buonismo mieloso, il terreno si fa scivoloso.
Cos'è la violenza verbale? Dire «chiudiamo i porti» o «prima gli italiani» è violenza e come tale deve essere perseguita penalmente? È violenza tutto quello che esce dal perimetro, sapientemente disegnato dalla sinistra, del politicamente corretto? Viene il dubbio che il vero scopo delle sardine, la loro pretesa, sia rendere muti come pesci tutti quelli che non la pensano come loro.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.