Cronache

Voucher per nonni "a pagamento". Premio ai pilastri della famiglia

Finalmente ci si accorge che i nonni sono ormai da lungo tempo i veri ammortizzatori sociali di una realtà politico-amministrativa che ha sempre pensato di essere sufficiente nei modi di gestire la famiglia

Voucher per nonni "a pagamento". Premio ai pilastri della famiglia

Finalmente ci si accorge che i nonni sono ormai da lungo tempo i veri ammortizzatori sociali di una realtà politico-amministrativa che ha sempre pensato di essere sufficiente nei modi di gestire la famiglia. La famiglia, per quel poco che ancora esiste, è sostenuta dai nonni, che si preoccupano di supplire genitori al lavoro. Sono loro che stanno a casa per curare i bambini quando sono malati, sono loro che li vanno a prendere a scuola, sono loro che si prendono i rimbrotti dai propri figli, o da mariti e mogli dei figli, perché non danno (a parere dei genitori) la giusta educazione: troppo buoni, troppo tolleranti. Figuriamoci: papà e mamma tornano a casa stanchi e non vogliono sentire storie dai loro pargoli perché il lavoro li ha stremati, e così finiscono per delegare anche la loro idea di educazione ai nonni.

Adesso il buono baby sitter va anche a loro: molto giusto. Vorrei sapere con che criterio questa bella iniziativa troverà la sua concretezza. Come si caratterizzerà la figura del nonno lavoratore? Avrà un contrattino dai figli? Ci sarà per lui il voucher? E poi, quali rivendicazioni potrà avanzare il nonno? Un orario di lavoro meno pesante, flessibile, integrazioni serali, notturne?

C'è poco da scherzare, perché qui si rischia di rovinare le famiglie, non di aiutarle. Quanti buoni propositi hanno le gambe corte e a quante enfatiche dichiarazioni ci ha abituato questo governo! I sospetti per eventuali disastri non sono così fuori luogo. Anche perché questo drammatico periodo di coronavirus ci ha mostrato quanta disattenzione crudele ci sia sotto il cielo in cui vivono gli anziani. Chiusi nelle case di risposo: perché? Perché sono (erano) ritenuti inutili, non servono ai figli, i quali li allontanano da casa ritenendoli un ostacolo alla loro vita. Ecco che, se non si arriverà a una disciplina razionale nella assegnazione del bonus bebè ai nonni, c'è il rischio di sottolineare (enfatizzare) la loro esistenza sulla base di un principio di prestazione: nonni all'altezza di essere da sostegno ai figli dei propri figli? Sì, bene, allora li teniamo con noi; gli altri via di casa, nei ricoveri per anziani.

Questo è il comportamento di alcuni - non facciamo gli ipocriti - di cui abbiamo visto le conseguenze durante il Coronavirus, quando è entrato nelle case di riposo. Sbaglierò, ma più di una volta vedendo lacrime dei parenti giovani per quello che stava succedendo ai loro cari anziani, mi chiedevo perché non se li potevano tenere a casa. Forse non potevano, forse non volevano. Così, anche involontariamente, è stata esaltata la forza lavoro dell'anziano in questa concezione competitiva della vita, valutata sotto l'indice del principio di prestazione: la vecchiaia va nascosta se il vecchio è inefficiente, mentre il vecchio che può ancora farcela può continuare a vivere un'esistenza dignitosa. Invece di pensare all'anziano come il depositario di una tradizione e di una storia da proteggere, lo si valuta sulla base della sua prestazione, che, se all'altezza delle aspettative del parente, può continuare a starsene alla larga dalle case di riposo.

Il bonus baby sitter è un giusto riconoscimento del ruolo sociale svolto dai nonni: auspicabile che non diventi un principio di selezione dei nonni.

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