Cronache

Yara, Bossetti fa i nomi: "Ecco chi può far luce sulle indagini"

Il muratore di Mapello ai pm: "Due miei colleghi possono aiutare le indagini". Ma spuntano le riprese sui luoghi frequentati da Yara

Yara, Bossetti fa i nomi: "Ecco chi può far luce sulle indagini"

Era stato detto che avrebbe fatto un nome. Alla fine Massimo Bossetti, in carcere con l'accusa di avere assassinato Yara Gambirasio, ne ha fatti due. Parlando con il pm Letizia Ruggeri sembra che il muratore abbia indicato due colleghi che avevano lavorato con lui al cantiere di Palazzago nei giorni della scomparsa della tredicenne di Brembate Sopra. Bossetti non avrebbe indicato i due colleghi come possibili autori del delitto ma solo perché ritiene che essi possano fornire elementi utili alle indagini, anche se le riprese di una telecamera lo incastrerebbero sui luoghi frequentati da Yara.

Come rivela TgCom24, una telecamera di sorveglianza potrebbe incastrare Bossetti. Carabinieri e polizia starebbero, infatti, esaminando le immagini che già anni fa avevano passato al setaccio per cercare una traccia dell'imputato. Traccia che, stando a fonti vicine alle indagini, sarebbe già stata trovata. Un'eventualità che andrebbe a screditare la spiegazione sulla presenza del dna sugli indumenti di Yara data dallo stesso Bossetti durante le quasi tre ore di colloquio coi pm. Secondo alcune indiscrezioni durante l’interrogatorio la pm Ruggeri avrebbe chiesto al carpentiere di Mapello se avesse un secondo nome da fare. Era stato lo stesso Bossetti, lo scorso lunedì, a riferire alle guardie del carcere di voler fare il nome di un altro uomo. Una posizione che, stando a fonti vicine all'inchiesta, sarebbe stata ribaltata con altri due nomi, non persone da incolpare ma papabili testimoni. Sul contenuto dell’interrogatorio, ad ogni modo, è stato posto il segreto d’ufficio. All’uscita dal penitenziario di via Gleno gli avvocati hanno invece confermato che Bossetti ha replicato ad alcuni articoli giornalistici sulla sua persona. A partire dal particolare delle lampade a cui si sottoponeva, pare almeno un paio a settimana, che ha voluto smentire. Così come ha negato che si recasse in una discoteca di Brignano Gera d’Adda a ballare latino-americano. "È una persona che pensa solo al lavoro e alla famiglia - ha spiegato Silvia Gazzetti - il mio assistito ha ribadito con fermezza la sua innocenza e ha risposto con serenità a tutte le domande che gli sono state poste". Compresa quella sulle tracce del suo Dna trovate sui leggins e sugli slip di Yara: "Ha fornito una sua spiegazione anche per questo, ma per ora preferiamo non svelarla". Alcune delle domande degli inquirenti avrebbero riguardato l'uso del cellulare che agganciò la cella di Mapello in un orario compatibile con il rapimento della ragazza nel pomeriggio del 26 novembre del 2010. "Era scarico", si era giustificato già in passato Bossetti quando gli era stato chiesto per quale ragione non ricevette né fece comunicazioni fino alla mattina dopo alle 7 e 30.

Il pool difensivo ha annunciato che intende richiedere la ripetizione dell’esame del dna ritrovato sugli indumenti della ragazzina. Anche se non è chiaro se per stabilire se sia effettivamente di Bossetti, oppure per chiarire la presenza di altre persone e magari alleggerire la posizione di quello che finora è l’unico imputato.

Dovrebbero, poi, cominciare in settimana le analisi sui reperti prelevati dalla Volvo di Bossetti e a bordo del suo autocarro dai Ris di Parma: peli, polveri e altro materiale che è stato rilevato dal Luminol ma che potrebbe non essere necessariamente sangue.

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