Yara Gambirasio non morì nelle fasi immediatamente successive all’aggressione ma nelle ore successive anche se stabilire la durata della sua agonia non è stato possibile. La tredicenne - ha ricordato il pm di Bergamo, Letizia Ruggeri - morì per una concausa delle lesioni subite e per il freddo. "Avrà provato paura e dolore", ha aggiunto il magistrato che sta ricostruendo minuziosamente tutti i passaggi dell’ indagine: dalla scomparsa di Yara, il 26 novembre del 2010 al ritrovamento del corpo esattamente tre mesi dopo.
Da quanto emerge nell'autopsia, il corpo della vittima fu trovato tre mesi dopo la scomparsa, si evince, spiega il pm che Yara ha subito "uno stress agonico prolungato in un contesto di ipotermia. Non è stato un arresto cardiaco immediato, c'è stata un'agonia che non possiamo misurare, il cessare lento della funzione cardiaca". Per l'accusa "c'è un concorso di causa: le lesioni" inflitte con un'arma sconosciuta "in un contesto climatico" difficile, era il 26 novembre 2010 quando si perdono le tracce di Yara, a cui si aggiunge la "concausa dell'ipotermia".
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