Sei Regioni verso l'arancione Scatta l'allarme in 41 province

Sono Piemonte, Lombardia, Lazio, Marche, Puglia e Basilicata. La zona metropolitana di Bologna è diventata arancione scuro

Sei Regioni verso l'arancione Scatta l'allarme in 41 province

I dati continuano a peggiorare e adesso sei Regioni rischiano di entrare nella zona arancione dalla prossima settimana. Da adesso infatti, come annunciato dal ministro della Salute Roberto Speranza e ribadito oggi dalla neo ministra agli Affari regionali Mariastella Gelmini, l’ordinanza cambierà giorno: entrerà infatti in vigore dal lunedì e non più dalla domenica.

Le Regioni che rischiano l'arancione

Sono sei le Regioni che rischiano di entrare in fascia arancione e sono Piemonte, Lombardia, Lazio, Marche, Puglia e Basilicata. Il Piemonte ha già reso noto che adotterà misure restrittive, mentre le altre ancora sperano di restare gialle. Anche la città metropolitana di Bologna passerà in zona arancione scuro, dopo gli ultimi dati in aumento rilevati sull'epidemia: questo è quanto è stato deciso nella riunione pomeridiana tra Regione Emilia Romagna, Ausl e città Metropolitana di Bologna. La conferma è arrivata su Facebook dal sindaco di Anzola Emilia Giampiero Veronesi, consigliere delegato della città metropolitana. Il provvedimento decorrerà da lunedì 1 marzo per le scuole e dal 27 febbraio per tutto il resto. Si sono infatti valutate delle misure maggiormente restrittive per cercare di contenere i contagi e la diffusione della variante inglese del Covid. Come aveva spiegato Raffaele Donini, assessore regionale alla Salute dell’Emilia-Romagna, la decisione doveva essere presa in queste ore e così è stato.

Imola ha chiuso le scuole

Nella provincia di Imola erano già in vigore maggiori restrizioni, riguardanti per esempio la chiusura delle scuole dalle elementari in su. A Imola gli studenti delle scuole superiori, medie ed elementari sono rimasti a casa. Per loro fino al prossimo 11 marzo ci sarà solo la didattica a distanza. Gli spostamenti sono limitati solo a ragioni di lavoro, di salute o a comprovate necessità. Stop anche alle visite a parenti amici. Questo è il primo giorno di arancione scuro per 14 Comuni dell'Emilia Romagna.

Nella stretta anti-Covid, sono finiti per primi i comuni del circondario Imolese colpiti da un'impennata di contagi, che ha intyereessato circa 160mila cittadini. "La parte più dura e sofferta è quella delle scuole", ha raccontato all'AGI il primo cittadino di Imola, Marco Panieri, nel giorno del debutto in regione delle limitazioni color arancione scuro. Il sindaco ha inoltre ammesso che è stata "una misura presa anche a malincuore perché chiudere le scuole non è una cosa che i sindaci amano fare. Tuttavia, era necessario intervenire perché avevamo 90 classi in quarantena".

Gli ultimi dati

In soli tre giorni di questa settimana i casi positivi sono stati quasi 10mila in più rispetto alla settimana precedente e, per l’esattezza, lunedì sono stati registrati 2.500 casi, martedì 3mila e ieri 4mila. E i numeri non sembrano volersi fermare, forse anche a causa della diffusione delle varianti. Come riportato dalla fondazione Bruno Kessler di Trento, la variante inglese nelle prossime due settimane potrebbe diventare prevalente rispetto al Covid-19 che è circolato fino a questo momento nel nostro paese. Al momento rappresenterebbe circa il 40% dei positivi. C’è da dire che la sua contagiosità è del 36% superiore al coronavirus finora conosciuto, come sottolineato martedì dal Comitato tecnico scientifico "pur con un ampio range di incertezza compreso tra il 18-60% sulla base dei dati delle due indagini condotte per determinare la prevalenza della variante nelle Regioni".

Inoltre, sul portale dell’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, in poco più di una settimana sarebbero diventate 8 le regioni che superano la soglia critica del 30% riguardante i posti letto nei reparti di terapia intensiva occupati da pazienti Covid.

Si tratta dell’Abruzzo (37%), del Friuli Venezia Giulia (33%), della Lombardia (33%), delle Marche (36%), del Molise (36%), della Provincia autonoma di Bolzano (35%), della Provincia autonoma di Trento (39%), e dell’Umbria (57%). Ricordiamo che il Molise ha richiesto al ministero della Difesa l’intervento dell’esercito per attivare nuovi posti letto di terapia intensiva.

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