Chiediamo a Lei, egregio Paolo Mieli, quanto dovrà ancora durare quellimbarazzante esperimento che è ormai la rubrica di Enzo Biagi pubblicata ogni domenica sul Corriere della Sera, ci rivolgiamo direttamente a Lei per sapere quanto dovrà ancora perpetuarsi quellautentica crudeltà posta su una prima pagina che neppure lultimo Montanelli ormai pretendeva più, vorremmo sapere se sia più grave lirresponsabilità di non voler dire a Biagi ciò che Biagi non riesce o vuole a intendere da solo evidentemente - oppure lirresponsabilità di lasciare che settimanalmente vi sia questa perpetua verifica della teoria del ritardo culturale, questo monitoraggio progressivo e impietoso, questo inguardabile e illeggibile spettacolo del vecchio cronista incapace di cogliersi come fatto oggettivo, ciò che semplicemente e splendidamente è: un uomo legittimamente distaccato dalla realtà da non riuscire nemmeno più a capirla nel suo dipanarsi più elementare, un uomo che è riuscito a emanciparsi, finalmente, da quellidiozia quotidiana che noi pennaioli ci sforziamo vanamente di comprendere inseguendola tutti i giorni come criceti nella ruota: un uomo, Enzo Biagi, cui unimprobabile strumentalizzazione politica ha impedito sinora di rendere armonico il proprio fisiologico accomiatarsi.
LIsotta Fraschini del giornalismo italiano, anche ieri, arrancava sulla sua autostrada a nove colonne e citava «lora del dilettante» e il «varietà» e naturalmente i vari «De Gasperi, Nenni e Togliatti» della sua Italietta che cammina ancora in Seicento e sintrattiene nel suo tinello marròn, e citava, naturalmente, Silvio Berlusconi per la milionesima volta, ultima e unica sua cifra: «A Bolzano ha scritto il decano - è stato fischiato in piazza. E lui, come risposta, ha fatto ricorso a un gesto volgare: ha alzato il dito medio». Ma bastava leggere tutte le cronache per apprendere che il famoso dito alzato era il corollario di un aneddoto che Berlusconi stava raccontando, bastava poco per comprendere che in ogni caso non trattavasi di un «fuck you» demenzialmente rivolto alla folla. Ma Biagi, forse, le cronache non le ha lette. Ma Biagi, forse, le cronache non le ha capite. Ma Biagi, di sicuro, sulla base di qualcosa che non ha letto o capito, ha tuttavia costruito una rubrica intera senza che un mezzo redattore abbia pensato di avvertirlo, fargli cortesemente notare che forse aveva equivocato, qualcosa del genere. Macché. Non sinterrompe unemozione.
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