Cronaca locale

Crosby, Stills & Nash ritorna il country rock

Crosby, Stills & Nash ritorna il country rock

Antonio Lodetti

Nasce dalla West Coast californiana, dopo la diaspora degli hippie, il movimento dei cantautori che segnano la strada del cosiddetto country rock. La fine del sogno di Woodstock porta molti artisti a riavvicinarsi alle radici, ai suoni acustici, alla musica dei padri, cantando i problemi, i sogni, le aspettative dei giovani. Figure di spicco di questo movimento - fatto da reduci della stagione hippie e dalle nuove leve che arrivano in California da tutti gli States - sono David Crosby, Stephen Stills e Graham Nash (che insieme a Neil Young hanno formato uno dei più famosi supergruppi della storia) che stasera chiudono alla Villa Reale di Monza la loro tournée italiana.
Tutti per uno e uno per tutti Crosby Stills e Nash, con le loro magiche armonie vocali e gli intrecci chitarristici elettroacustici, portano un pezzo di storia in Italia. Crosby e Nash li abbiamo visti quest’inverno al Teatro Smeraldo, ma loro hanno un repertorio a parte consolidato da anni di dischi in comune (recentemente hanno pubblicato un nuovo doppio cd e ora Crosby sta lavorando ad un cofanetto antologico) e segnato da pagine poetiche come Southbound Train. Il concerto vede il rientro di Stills, il bluesman orientato al rock che arriva presentando il cd nuovo di zecca Man Alive, cui ha collaborato Neil Young.
Ci si perde nel ricostruire l’albero genealogico di questi musicisti, partiti negli anni Sessanta attraverso gloriosi percorsi incrociati. Stills (e Young) vengono dalle oniriche riflessioni pre country rock dei Buffalo Springfield; Crosby l’intimista ha segnato la svolta psichedelica dei Byrds e ha pubblicato da solista l’album-manifesto della West Coast If I could only remember my name; Nash, l’ex beat arrivato dall’Inghilterra, ha lasciato tra le nebbie gli Hollies per dedicarsi a ballate solari ma anche a canzoni impegnate come Teach your children e Chicago.
Insieme esplodono a Woodstock (con loro c’è il solitario Neil Young, che però non appare nel film del Festival, non avendo concesso la liberatoria per le riprese) portando nella tre giorni di «pace amore e musica» le loro sonorità ad effetto in perfetto equilibrio tra elettrico ed acustico. Le voci, sottili ed incisive, si rincorrono ora su toni pacati ora febbrili, ora malinconiche ora gioiose, e fanno il giro del mondo. Dischi come Déjà vu e il doppio dal vivo Four Way Street (in quartetto) diventano best seller in tutto il mondo, così come la loro prima uscita, Crosby Stills & Nash del ’69, a cavallo tra country-folk e canzone d’autore (tra poco uscirà la ristamap rimasterizzata in edizione speciale con quattro inediti).
Dalle penne del magnifico trio escono una valanga di classici come Suite:Judy blue eyes, Find the coast of freedom, Guinnevere (di Stills); Long time gone (di Crosby); la tenera Our house e l’accorata Teach your children (scritta da Nash per raccontare i suoi difficili rapporti col padre e diventata un inno generazionale con le celebri parole: «voi che avete meno anni non potete sapere la paura con cui noi siamo cresciuti / così aiutateci con la vostra gioventù a trovare la verità prima che ce ne andiamo»).
Queste ed altre storiche canzoni - da Marrakesh express all’ipnotica Carry on, dall’intimista Helplessly hoping alla corale Wooden ship saranno il tema centrale del concerto, con incursioni nel repertorio recente di Crosby e Nash e qualche pezzo più movimentato dal nuovo cd del redivivo Stills.

«Non ci sentiamo dei classici - hanno detto al Summer Festival di Lucca, dove hanno aperto il tour - e non simo neppure pop, rock o blues; siamo solo dei musicisti che vogliono ancora fare musica».

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