Cruciani, il cashmere che sa vendere anche in Cina

Crescere in tempi come questi, con un prodotto di nicchia, è una missione difficile ma non impossibile: «Chiudiamo il 2010 con oltre 15 milioni di fatturato e per il 2011 le stime sono di arrivare a quota 18 milioni, cioè un aumento del 20 per cento». Previsioni solide come i numeri che Luca Caprai (nella foto), fondatore di Cruciani, una firma d’eccellenza nella maglieria in cashmere e non solo, esibisce: quelle della campagna vendite primavera-estate 2011, già chiuse con un più 52 per cento. E che assumono un valore maggiore, considerando che Cruciani non conosce delocalizzazione: tutto viene prodotto «in casa», come ama dire Caprai.
«Sulla qualità non ammetto compromessi - sottolinea -, perchè lo considero il primo pilastro della mia strategia: se abbiamo tenuto anche in questi anni non facili, senza lasciare a casa nemmeno un lavoratore, lo devo soprattutto a questo. Poi, certo, conta lo stile delle collezioni, mai stravagante ma sempre originale e riconoscibile. E infine, il coraggio di mettere un piede in tutti i mercati del mondo, anche agli inizi, quando eravamo una microazienda: una scelta che alla fine ha pagato».

Infatti, la crescita di Cruciani è a largo raggio: il mercato italiano è molto importante, ma lo sono anche la Russia, il Giappone e la Cina, dove Caprai è sbarcato da «esploratore» quando ancora era una terra da scoprire per il made in Italy.

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