Silvia Castello
Il Nuovo Mondo di Fernando Botero approda a Palazzo Venezia con lesposizione «Gli ultimi quindici anni». Per questa sua prima mondiale lartista ha selezionato un corpus di 170 opere mai esposte in precedenza a Roma. Dipinti, disegni e sculture oltre ad un ciclo di 50 lavori dal titolo «Cuore sanguinante» dedicati ad Abu Ghraib - così come Picasso ricordò gli orrori di Guernica - e ispirati agli articoli del New Yorker che hanno raccontato la terribile vicenda dellIraq. È unarte immediatamente accattivante e tuttavia non semplice, lontana dal linguaggio criptico delle avanguardie contemporanee e nutrita di continui riferimenti.
Botero (Medellin, 1932) riesce a coniugare mirabilmente la cultura europea a quella latino-americana alimentata dalliperbole e dal gusto del fantastico. La sua opera nasce così dalla fusione degli amatissimi Leonardo, Velàzquez, Goya, Giotto e Piero della Francesca, Rubens e Manet a certe espressioni dellarte precolombiana, ma anche e soprattutto a particolari aspetti del Barocco sudamericano contaminato dallarte popolare.
Con laggiunta della grande letteratura di Gabriel Garcia Màrquez e Jorge Amado che gode della straordinaria capacità di sollecitare la fantasia al recupero dei desideri dellinfanzia, giocoforza dellartista. «Voglio che la mia pittura abbia radici, ma nello stesso tempo non voglio dipingere soltanto "campesinos" colombiani. Voglio essere capace di dipingere tutto, anche Maria Antonietta e Luigi XVI, ma sempre con la speranza che tutto ciò che faccio sia pervaso dallanima dellAmerica del Sud».
La sua opera racconta un mondo ironico ed immediato, fitto dimmagini colorate che fanno venire voglia di sorridere. La facilità di lettura dei suoi lavori nasce quindi spontaneamente da un processo creativo armonioso e compiaciuto supportato da una raffinata abilità tecnica.
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