RomaLa prima commissione del Consiglio superiore della magistratura, allunanimità, ha aperto la procedura di trasferimento dufficio per incompatibilità ambientale e funzionale nei confronti del procuratore di Salerno, Luigi Apicella e del procuratore generale di Catanzaro Enzo Iannelli. La guerra tra i due uffici giudiziari per lacquisizione degli atti delle inchieste «Why not» e «Poseidone» condotte dal pm Luigi De Magistris non è stata vinta da nessuno, anzi lhanno persa tutte e due i contendenti considerate le «rimozioni».
«Sono venute fuori cose sconcertanti», ha commentato il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, che ha seguito dalla propria residenza in Campania gli esiti della vicenda tenendosi in contatto con il presidente della prima commissione Ugo Bergamo. Un chiaro riferimento alle accuse di «denudamento» lanciate dalla magistratura catanzarese. Motivo in più per accelerare le procedure: ieri mattina Bergamo e gli altri consiglieri hanno ascoltato i presidenti delle Corti dAppello di Salerno e Catanzaro e nel pomeriggio i vertici delle procure. Al termine delle audizioni la decisione: presa allunanimità. «Massima tempestività per ripristinare nel Paese la fiducia nella magistratura», ha spiegato Bergamo durante una conferenza stampa annunciando la convocazione per dopodomani degli inquirenti di Salerno che hanno disposto il sequestro e di quelli di Catanzaro che hanno «ereditato» il lavoro di De Magistris. Si tratta dei pm di Catanzaro Salvatore Curcio, Alfredo Garbati e Domenico De Lorenzo, titolari dellinchiesta Why Not e firmatari del controsequestro del fascicolo. Per la procura di Salerno saranno invece ascoltati i pm Gabriella Nuzzi, Dionigo Verasani, titolari del procedimento a carico dei magistrati di Catanzaro, e ancora Antonio Centore, Fabrizio Gambardella, Roberto Penna e Vincenzo Senatore.
Limpegno, ha spiegato, è concludere listruttoria subito dopo Natale e arrivare a una delibera del plenum del Csm in poche settimane «perché non è utile trascinare le vicende per mesi». Bergamo ha precisato che non si è trattato di «un giudizio» ma di «un passo formale» dettato dalle «tensioni».
«Continuerò a fare il mio lavoro finché potrò», ha commentato il procuratore salernitano Luigi Apicella. «Sono sereno, - ha aggiunto - convinto del lavoro fatto e in pace con la mia coscienza» perché «abbiamo rispettato le norme». Loperato del Csm è stato apprezzato per il «tempestivo intervento» dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che auspica linvio «con la stessa urgenza» della documentazione a via Arenula «per i profili di competenza» del ministero. Lo scontro tra procure ha rappresentato loccasione per ribadire i propositi di riforma della giustizia. La separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e inquirenti, ha sottolineato, è «indispensabile per raggiungere la parità tra accusa e difesa» perché il cambiamento «è unesigenza dei cittadini che pagano il malfunzionamento del sistema».
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