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A Cuba i mariti si comprano: un europeo vale 5000 dollari

Marta Ottaviani

Pagare per avere un marito. È l’ultimo espediente delle donne cubane, l’ultima carta da giocare per cambiare vita. Un business intorno al quale ormai girano cifre da capogiro e che ha un preciso tariffario. I consorti più costosi sono quelli americani, canadesi ed europei. La ragione è facile da intuire: dopo le nozze ci sono maggiori probabilità di condurre un alto tenore di vita. Per sposare un abitante di Los Angeles, Toronto o Parigi occorrono almeno 5.000 dollari. E potrebbero non bastare. Una dolce metà di lingua ispanica è senza dubbio più abbordabile. Un costaricano costa 2.000 dollari. E chi non riesce a mettere da parte nemmeno questa somma può ripiegare sul marito peruviano, che costa appena 800 dollari, ma che certo non è in grado di garantire lo stesso tenore di vita dei coniugi nordamericani o d’oltreoceano.
Il copione è sempre lo stesso. Gli incontri avvengono tramite un intermediario, a cui si affida l’aspirante sposa e che lucra una lauta percentuale. Il suo compito è quello di trovare un candidato disposto a prendere moglie e ad aiutarla a espatriare in cambio di una somma di denaro. Anche il luogo del primo appuntamento non viene scelto a caso. All’Avana ci sono bar e ristoranti la cui funzione è tenere a battesimo questi «colpi di fulmine». Gli uomini ci vanno per trovare una compagna, le donne per trovare un passaporto. Se poi a questo si accompagna anche un conto in banca, tanto meglio.
Ci si conosce e ci si sposa nel giro di pochi giorni, spesso di poche ore. Il marito il più delle volte è molto più anziano della futura moglie, e questo può concorrere a renderlo meno caro (in senso economico).
Alla cerimonia di nozze la famiglia della sposa partecipa in massa, indossando gli abiti delle grandi occasioni, presi in prestito nei negozi della capitale o da amici più facoltosi. Quando il matrimonio è organizzato nel giro di poche ore, capita di doversi far prestare anche le fedi nuziali, gentilmente fornite da una coppia di parenti presente alla cerimonia.
È una specie di «festival del riciclo», accompagnato da un rinfresco spartano a base di sidro spagnolo e sigari, dove l’unica cosa sulla quale non si risparmia sono le immagini. Il rito nuziale viene fotografato e filmato in ogni sua fase. Non tanto per conservarne il ricordo, quanto per offrire alle autorità cubane la prova inconfutabile della «genuinità» del matrimonio.
All’Avana, fuori dalle ambasciate, ci sono interminabili file di coppie miste, pronte a esibire la documentazione necessaria per dimostrare che la loro unione ha tutti i crismi della legalità, e poter così partire.
Malgrado le premesse, molte storie continuano anche nella nuova destinazione degli sposi, altre finiscono appena la coppia è scesa dall’aereo. Come nel caso di un signore inglese, che tornato in patria da Cuba con la sposa appena impalmata, la perse di vista all’uscita dell’aeroporto di Heathrow e non la rivide più.
Gli inglesi sembrano essere particolarmente sfortunati in fatto di matrimoni con le donne dell’isola caraibica. Raccontano che all’ambasciata britannica c’è una parete sui cui vengono appese le e-mail dei mariti inglesi piantati in asso dalle consorti cubane: è un modo di mettere in guardia i loro potenziali «colleghi» dal fare il grande passo, che può facilmente trasformarsi in una brusca caduta.
La volubilità delle donne cubane è ben nota, ed è oggetto di ironia nei ristoranti dell’Avana. Gli albergatori della capitale fanno a gara a chi conosce il maggior numero di storie da raccontare ai turisti curiosi. Gli aneddoti su mariti «pagati e beffati» si sprecano.
In alcuni casi, poi, a pagare il conto più salato sono gli uomini che si sposano per amore. Un albergatore francese, che vive a Cuba da dieci anni e che è noto per essere uno dei maggiori conoscitori di queste dinamiche, racconta che un uomo d’affari americano - di quelli per sposare i quali occorrono ben più di 5.000 dollari -, a Cuba in vacanza sul suo yacht, conobbe una ragazza, più giovane di lui di 40 anni, se ne innamorò perdutamente e volle sposarla a tutti i costi. Il conto per lui fu particolarmente salato. Non solo dovette sborsare 10 milioni di dollari per il divorzio dalla prima moglie (comprensibilmente irritata con lui e la sua giovane rivale in amore).

Ma dovette sopportare i continui tradimenti della nuova moglie e gli oneri economici del secondo divorzio.

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