Cuba, primo via alla proprietà privata

Avanzano, anche se lentamente, le riforme sull’isola di Cuba: il governo di Raul Castro ha concesso a migliaia di cubani la possibilità di ottenere il diritto sulla proprietà delle case affittate dallo Stato.
L’amministrazione castrista ha autorizzato tramite un decreto, il primo da quando Raul è formalmente presidente, i dipendenti governativi a mantenere le case e gli appartamenti controllati dallo Stato anche una volta lasciato l’impiego e ha concesso la possibilità di poter trasmettere ai propri figli o parenti il diritto sulla casa. Una misura che permette a migliaia di persone di entrare in possesso dell’abitazione, per la prima volta, e che apre la strada a una più ampia riforma sulle case.
La maggior parte delle persone toccate dal decreto sono famiglie di militari, impiegati nel settore della canna da zucchero, lavoratori edili, insegnanti e dottori. Per l’economista cubano Oscar Espinosa Chepe è come se stessero «legalizzando la terra di nessuno». Il giornale governativo Granma ha dato il benvenuto ai cambiamenti introdotti dal nuovo governo di Raul Castro, come la liberalizzazione della vendita di cellulari ed elettrodomestici. A chi vuol fare credere che queste misure sono «decisioni individuali», il quotidiano comunista ha sottolineato che esse «fanno parte di un processo iniziato da Fidel».
La «svolta» sulle riforma arriva proprio nel giorno in cui l’ex presidente è tornato a lanciare i suoi strali contro gli Stati Uniti, affermando che «se l’Impero riuscisse a ottenere il controllo dell’isola, non rimarrebbe una sola delle scuole di studi superiori create dalla Rivoluzione (...), manderebbe tutti i giovani a raccogliere la canna da zucchero e cercherebbe di rubarci i talenti artistici e scientifici, come fa già con gli altri Paesi dell’emisfero».
In una carrellata sui danni che a suo avviso hanno prodotto il capitalismo ed il consumismo, contenuta in una Riflessione pubblicata dal quotidiano Granma con il titolo «Bush, i milionari, il consumismo ed il sub-consumo», Castro ha ricordato le disastrose guerre in Irak e in Afghanistan, dove sorprende che «non si contempli la lotta all’eroina» in quest’ultimo Paese.


L’ex capo dello Stato ha quindi criticato il «colossale apparato della disinformazione» che lo ha definito «come contrario all’uso dell’informatica, come una persona separata dalla realtà, in relazione al messaggio da me inviato agli intellettuali».

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