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Un cucchiaio di zucchero poteva salvare Cucchi

RomaSarebbe bastato un cucchiaino di zucchero, all’incirca 20 calorie, sciolto in un bicchiere d’acqua per salvare la vita a Stefano Cucchi. Un particolare inquietante che emerge dal capo d’imputazione dei pm romani che hanno chiuso le indagini sulla morte del geometra avvenuta il 22 ottobre 2009, una settimana dopo l’arresto per spaccio di sostanze stupefacenti.
Tra i reati formulati dalla procura non c’è più l’omicidio colposo e preterintenzionale. A carico dei medici del Sandro Pertini, infatti, i pm Barba e Loi hanno contestato - a seconda delle posizioni - il favoreggiamento, l’abbandono di incapace, l’abuso d’ufficio e il falso ideologico. Guai in vista dunque. Lesioni e abuso di autorità sono le ipotesi di reato attribuite, invece, agli agenti della polizia penitenziaria. Complessivamente, 13 persone rischiano di finire sotto processo, di cui 4 nuovi indagati. Sono 6 medici del Pertini (Aldo Fierro, Silvia Di Carlo, Bruno Flaminia, Stefania Corbi, Luigi De Marchis Preite, Rosita Caponetti), 3 infermieri (Giuseppe Fluato, Elvira Martelli e Domenico Pepe), 3 guardie carcerarie (Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici) e un funzionario del provveditorato regionale amministrazione penitenziaria (Claudio Marchiandi). Dunque, i magistrati - alla luce delle perizie - hanno modificato le ipotesi d’accusa che erano di omicidio preterintenzionale per gli agenti responsabili del presunto pestaggio avvenuto il 16 ottobre in una cella del Tribunale di Roma, e di omicidio colposo per i medici del reparto penitenziario del Pertini. L’accusa di omicidio colposo decade ma la morte di Cucchi come conseguenza di «abbandono di persona incapace» è altrettanto grave, perché per medici e infermieri del Pertini si profila un reato sanzionabile fino a 8 anni rispetto ai 5 per l’omicidio colposo. Per i pm, i tre agenti della penitenziaria «fecero cadere a terra» Cucchi causandogli «traumi nella zona sopraciliare sinistra», «ferite alle mani e lesioni al gluteo e alla gamba sinistra oltre all’infrazione della quarta vertebra sacrale». E, «allo scopo di far desistere Cucchi» dalle «richieste di farmaci e alle continue lamentele», sottoposero il detenuto a misure di rigore non previste dalla legge. Sempre nel capo di imputazione, i pm scrivono che i medici e gli infermieri in servizio dal 18 al 22 ottobre 2009 «abbandonavano Stefano Cucchi del quale dovevano aver cura» in quanto «incapace di provvedere a se stesso». Il ragazzo era in una situazione fisica di «pericolo di vita che esigeva l’attivarsi dei sanitari» che però «omettevano di adottare presidi di assistenza». Tra questi, la somministrazione di un cucchiaino di zucchero «al riscontro di valori di glicemia ematica pari a 40 mg/dl, rilevato il 19 ottobre, pur essendo valore sotto la soglia pericolosa per la vita». Lo zucchero, sciolto nell’acqua, avrebbe potuto salvare Cucchi. Ma l’accusa di favoreggiamento per i 9 in servizio al Pertini, tra medici e paramedici, assieme al funzionario, riguarda l’aver aiutato i 3 agenti della penitenziaria «a eludere le indagini omettendo di trasferire in reparto idoneo alle condizioni del paziente». Pesante l’accusa per Flaminia Bruno, di turno al Pertini il 22 ottobre, giorno del decesso. La dottoressa, nel certificato di morte «avrebbe attestato falsamente che si trattava di causa naturale». «Quando è stato arrestato Stefano stava bene - commentano i familiari -. È morto perché picchiato. Ed è stato picchiato perché chiedeva farmaci».

«Bisognerà vedere se il pm riuscirà a provare che Cucchi era persona incapace» commenta Gaetano Scalise, legale di Fierro.

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