Il vino come si faceva una volta, quando ancora c’erano le stagioni, con pochi interventi in cantina e l’espressione piena di annate costanti viene da una piccola isola verde e profumata di macchia mediterranea del Tirreno, a 18 miglia da Livorno: Gorgona. Che dal 1869 ospita un istituto penitenziario, e qui inizia la sua storia.
Il vino nasce infatti da un progetto sociale frutto della collaborazione dell’azienda vinicola Frescobaldi con la Casa di reclusione di Gorgona, ed è un vino che di fatto, dalla vigna alla botte, è realizzato da alcuni detenuti dell’isola, con la supervisione degli enologi di Frescobaldi. Un progetto attivo da 2012, che facilita il reinserimento nella realtà lavorativa e sociale dei detenuti a fine pena.
L’edizione 2023 del Costa Toscana IGT Gorgona Bianco Frescobaldi, la dodicesima, è stata da poco presentata proprio sull’isola. Perché, fin dalla seconda vendemmia (le prime 2700 bottiglie della prima furono presentate a Roma al Quirinale il che, si dice, contribuì a far sopravvivere la casa di detenzione modello, progetto troppo costoso che si pensava di chiudere) “nessuno sul continente assaggia il vino prima che venga assaggiato sull’isola”.
Unione di Vermentino e Ansonica, è coltivato su 2,3 ettari terrazzati (gli impianti più recenti sono del 2015) e vinificato interamente sull’isola ed è prodotto in 9000 bottiglie. Solo l’imbottigliamento avviene a Firenze dopo un trasporto rocambolesco via mare delle barrique “perché sarebbe poco sostenibile portare le bottiglie qui”, spiegano.
«È un progetto di spessore che però sarebbe stato zoppo senza un vino particolare, anzi unico» spiega Nicolò D’Afflitto, enologo Marchesi Frescobaldi. Ideali sono le caratteristiche dell’isola, tanto che il vino lo coltivavano già i monaci nel Medioevo.
«Qui il terreno è sabbioso e ricco di ferro e il clima è determinato da tre fattori: il vento costante, che dona salubrità alla vigna, la luce brillante e il mare, che oltre ad apportare salinità fa in modo che la temperatura non sia mai troppo elevata e ciò è bene per i bianchi. Tutto ciò, unito al fattore umano, trasmette un messaggio nella bottiglia straordinario». Quando il territorio è così forte il lavoro in cantina è facile, gli interventi minimi.
«I cambiamenti climatici ci stanno affliggendo, si manifestano in maniera inequivocabile – ha spiegato ancora l’enologo – è sempre più difficile fare viticultura, a causa degli inverni sempre più miti e delle gelate tardive. Qui no: siamo in mezzo al Tirreno, non ci sono colpi di calore, abbiamo una continuità che sulla terraferma è ormai difficile da ottenere. Il Gorgona di conseguenza ha una continuità produttiva che altrove non si ritrova, con profumi balsamici e sapidità in bocca».
Colore giallo paglierino dai riflessi oro, brillante e cristallino, il Gorgona Bianco si contraddistingue per un bouquet complesso ed elegantemente intenso con note mediterranee e iodate. Tra i sentori mediterranei si distinguono l’elicriso, la santoreggia, il rosmarino e tra le note floreali la ginestra e la camomilla. La parte fruttata tende alla frutta a pasta gialla e frutti esotici ma vede insinuarsi delicate note agrumate. In bocca è sapido, fresco e lungo.
L’etichetta, disegnata come sempre da Simonetta
Doni, racconta ogni anno un aspetto differente dell’isola: nel 2023 è la volta dei venti, il Grecale, lo Scirocco, il Libeccio e il Maestrale, che qui soffiano rivestendo un ruolo primario sulla maturazione dei grappoli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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