
Negli ultimi anni in Italia è tornata a farsi sentire — e bere — la voce degli alambicchi. Stando alle analisi più aggiornate, il numero delle micro-distillerie attive nel nostro Paese ha superato quota 100, segnando un incremento di oltre il 20 per cento rispetto all’era pre-Covid. Un piccolo boom che ha trovato terreno fertile nella domanda di etichette “private label”, ovvero prodotte su misura per terzi: hotel, ristoranti, negozi specializzati, ma anche imprenditori del gusto in cerca di una bottiglia personalizzata da mettere sul mercato.

A spingere il fenomeno, naturalmente, c’è la moda del gin. Un distillato che da bevanda da club anni Ottanta si è trasformato in oggetto di culto per mixologist, intenditori e neofiti in cerca di storie da sorseggiare: più il gin racconta il territorio attraverso le sue botaniche, più il consumatore lo cerca. È così che tra bacche di ginepro, scorze d’agrumi e sentori di erbe alpine si è fatta largo una nuova generazione di distillerie artigianali, piccole ma ben attrezzate, spesso con l’obiettivo preciso di produrre conto terzi.
Un mercato dinamico, che offre occasioni ma richiede competenze specifiche. E che ha spinto Accademia delle Professioni, ente di formazione con sede in provincia di Padova, a creare un corso professionale per distillatori. Si tratta di un percorso completo, progettato per formare figure capaci di muoversi tra biochimica, botanica e tecnologia di processo, senza dimenticare la parte pratica.
Il cuore dell’iniziativa è una micro-distilleria didattica interna, dove gli studenti mettono le mani sugli alambicchi e imparano a produrre cinque diverse categorie di distillati. Dal whisky, preparato secondo il metodo classico scozzese con doppia distillazione, al gin ottenuto per infusione a vapore; e poi grappe, acquaviti di frutta e basi neutre per vodka, queste ultime ricavate da un moderno impianto ibrido con colonna di rettifica. L’idea è chiara: imparare facendo.
“Volevamo creare un percorso che andasse oltre la semplice teoria,” spiega Laura Boesso, Co-Direttrice di Accademia delle Professioni. “Il nostro obiettivo è formare artigiani che sappiano unire la scienza della distillazione con la sensibilità di chi crea un prodotto unico.”
Al termine del corso, i partecipanti hanno la possibilità di svolgere tirocini presso distillerie e aziende liquoristiche partner dell’Accademia, entrando in contatto con il mondo produttivo reale. Un’esperienza fondamentale per chi intende affacciarsi a un settore in rapida evoluzione, in cui si moltiplicano tanto le opportunità quanto le sfide.
Non si tratta solo di un titolo formativo: il corso consente di ottenere una certificazione professionale riconosciuta a livello europeo, all’interno dell’European Qualifications Framework (EQF).
Un lasciapassare che consente di lavorare anche oltreconfine, nei Paesi dell’Unione, portando con sé un sapere tecnico e artigianale che in Italia ha radici antiche ma oggi trova nuova linfa.In sintesi, la distillazione non è più solo affare da montanari o grandi marchi industriali. È diventata una professione creativa, scientifica, spendibile. E soprattutto formabile.