Lord Jim’s, comfort food francese a Bangkok

Il ristorante del bellissimo Mandarin Oriental nella capitale thailandese ritrova Alex Dilling, chef britannico bistellato, che reinterpreta la cucina provenzale in chiave internazionale, con piatti studiati per la condivisione e un’idea di fine dining più rilassata. Un altro indirizzo da segnalare nella città che sta diventandouna capitale gastronomica mondiale

Lord Jim’s, comfort food francese a Bangkok
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Un ristorante storico che cambia pelle senza rinnegare il passato. È quello che sta accadendo al Lord Jim’s del Mandarin Oriental di Bangkok, indirizzo simbolo sulla riva del Chao Phraya, che dal 16 maggio ha inaugurato una nuova stagione con l’arrivo di Alex Dilling, chef inglese con due stelle Michelin nel curriculum.

Dilling non è un volto nuovo per il pubblico thailandese: tra il 2024 e l’inizio del 2025 aveva firmato una residenza al Le Normandie, altra tavola dell’hotel, che gli era valsa una stella Michelin. Ora torna con un progetto stabile, “Alex Dilling at Lord Jim’s”, pensato come un’evoluzione in chiave più contemporanea di un ristorante nato nel 1976 e da allora abituato a navigare tra raffinatezza e tradizione.

Il punto di partenza è la cucina provenzale, che Dilling rilegge con mano internazionale. Il menu, studiato per la condivisione, mescola comfort food francese, cotture alla brace e un’idea di convivialità più rilassata rispetto ai canoni del fine dining. Tra gli antipasti compaiono Barbajuan alla mozzarella, crudité con salsa Caesar e un’insolita orata giapponese servita in gazpacho di cetriolo. I piatti principali oscillano tra classici di scuola francese e variazioni più moderne: dal pollo arrosto intero con funghi Maitake e foie gras alla côte de bœuf frollata alla griglia, servita con burro Café de Paris, midollo e salsa Béarnaise.

Non mancano i contorni sostanziosi, come le patate in tre cotture al grasso d’anatra, e nemmeno i dolci in stile tradizionale: millefoglie alla banana o île flottante, pensati per chiudere senza troppe complicazioni. C’è anche un servizio di caviale, pensato come intermezzo elegante, e la materia prima è in buona parte sostenibile, proveniente anche dall’orto biologico dell’albergo.

La carta dei vini punta sugli assaggi al calice, con l’idea di invitare alla scoperta piuttosto che a un’unica bottiglia. In parallelo, una lista di cocktail su misura realizzata con il Bamboo Bar, altro nome forte del Mandarin Oriental.

“Il Mandarin Oriental è sempre stato per me una seconda casa”, ha commentato lo chef. “Guidare il Lord Jim’s è un onore. La sua eredità è notevole, ma oggi c’è bisogno di un passo diverso: più contemporaneo, più vitale, senza perdere l’attenzione al dettaglio”.

Al suo fianco c’è George Kay, già con lui a Londra, parte del team che aveva conquistato due stelle Michelin. Più di recente, Kay aveva guidato Le Normandie durante la residenza di Dilling a Bangkok. Ora è chef de cuisine del Lord Jim’s, chiamato a tradurre in continuità il progetto del collega.

Con questa svolta, il Mandarin Oriental aggiunge un tassello al suo mosaico gastronomico: dai classici senza tempo alle interpretazioni più moderne, in un equilibrio che tiene insieme ospiti in cerca di formalità e viaggiatori a caccia di nuove esperienze.

Lord Jim’s, insomma, dopo quasi cinquant’anni di carriera, prova a

cambiare ritmo. In calendario, oltre al servizio serale dal venerdì al martedì, sono attese collaborazioni e serate speciali con la presenza dello chef. Un modo per aggiornare un’icona cittadina senza smontarne le fondamenta.

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