
La bottiglia non puoi non notarla. Ceramica, fatta a mano, il design che ricorda l'architettura pre-colombiana. E infatti la noti. Sempre più spesso, nei locali più di moda, dalla Langosteria al Crazy Pizza fino a Cova, dove la mixology è instagrammabile e di lusso. Si chiama Miradiva, è un tequila ultra-premium con alle spalle investitori italiani ed è in fase di grande spinta (anche) grazie a una versione totalmente nuova e inesplorata che sta incuriosendo e piacendo: Rosa Canela.
Un passo indietro: Miradiva nasce da un'idea di Marco Chiletti, che con Gianluca Burani e Andrea Rovinalti si sono messi in testa di produrre un distillato d'agave d'eccellenza che coniugasse qualità e immagine preziosa. Le competenze tecniche sono del maestro tequilero Hugo Yerenas Dominguez, l'imprenditorialità e lo stile sono Made in Italy. E i risultati si vedono, con il recente sbarco anche nel mercato britannico, in Libano e in Corea del Sud. Ovunque, oltre al Blanco e al Reposado, spicca appunto la già citata Rosa Canela, che servita con ghiaccio e fiori eduli ha raccolto grandi consensi presso la raffinata platea del mondo della Paris Fashion Week. Ma siccome delle modelle noi ci fidiamo il giusto, preferiamo assaggiare.
Il colore è seducente, dato dai petali di rosa e dalle chips di botti in rovere che avevano in precedenza contenuto vino rosso. Il profumo è quello classico dell'agave, ingentilito dal legno appunto. Note di frutti rossi, di mela candita, di dolcetti al melograno e vaniglia. Un ingresso docile e setoso, seguito da un sorso che punta sulle sensazioni dolci e delicate e che invoglia al bis.
Effettivamente, spiace ammetterlo ma le modelle ci avevano visto giusto: con ghiaccio (e noi ci abbiamo messo due gocce di Ancho Reyes al peperoncino) si fa apprezzare molto. Nel Paloma (con soda al pompelmo rosa) è altrettanto efficace. Nel Margarita invece risulta meglio il Blanco. Comunque sul lato rosa del tequila non si beve affatto male.