
Dire che dietro ad ogni prodotto agroalimentare ci sia un mondo, è banale. Catturarne l'essenza, svelarne il volto e il colore, raccontarne la storia in immagini, è cosa ben più complessa e misteriosa, è cosa da artisti. Tanto che per la prima volta al Quai de la Photo di Parigi arriva una mostra dedicata a un distillato: il rum jamaicano Hampden. Si è aperta venerdì infatti «The fragrance of Trelawny», la mostra frutto del terzo anno di collaborazione fra l'agenzia fotografica Magnum e l'azienda importatrice di distillati italiana Velier, che insieme al partner francese La Maison du Whisky ha ormai consolidato la tradizione di unire rum eccezionali agli scatti di artisti dell'obiettivo della mitica agenzia fondata nel 1947 da Robert Capa, Henri Cartier-Bresson e altri maestri indipendenti. L'idea di Luca Gargano, presidente di Velier, è semplice: unire due maniere di rappresentare il mondo, entrambe artigianali, entrambe votate all'artigianalità, ovvero la fotografia e la distillazione. Un connubio già sperimentato per esempio nello Scotch malt whisky con la serie di Macallan Masters of photography, ma che per il rum - tradizionalmente spirito coloniale è da pirati - è un unicum. Gli scatti d'artista che finiscono poi sulle etichette di bottiglie in edizione limitata per la serie Magnum diventano così un passepartout ideale, l'ingresso ufficiale del rum nel mondo dei grandi.
Se per le prime due serie erano stati selezionati gli scatti in bianco e nero dal portfolio di Elliott Erwitt e quelli di Alex Webb da Trinidad, Haiti, Saint Lucia e Giamaica, quest'anno si è deciso di commissionare direttamente un lavoro su misura. E a Cristina De Middel, fotografa ispano-belga già autrice di reportage dall'Africa e dal Centro America nonché presidente uscente di Magnum, è stato affidato il compito di restituire le atmosfere uniche di Trelawny, la zona tropicale della Giamaica culla del rum Hampden, diventato un feticcio degli appassionati per il suo aroma unico e l'alta concentrazione di esteri. Palme, pavoni, la casa coloniale, i tini di fermentazione, i macchinari che sfidano il tempo e l'umidità: De Middel si è tuffata nel paradiso tropicale della Hampden distillery, restituendone un ritratto multisensoriale. «Rendere in fotografia il profumo di una distilleria - ha spiegato De Middel a margine dell'apertura della mostra sulla Senna - era una sfida che mi preoccupava, ma una volta messo piede a Trelawny, la Hampden Estate mi ha trascinato dentro di sé, nei suoi tre secoli di storia. E sono stata travolta dalle sensazioni, dalla luce, dalla vegetazione, e soprattutto dall'umidità che fa arrugginire il metallo e marcire il legno, ma dalla quale nasce un rum così vivo ed esuberante».
Volti, paesaggi e perfino il pavone della tenuta, Edward, diventano la celebrazione della Giamaica più autentica, della natura e del lavoro di chi da secoli produce il rum Hampden con gli stessi, ancestrali metodi. «In un mondo sempre più fake - ha commentato l'artista - qui ho trovato una sincerità fuori dal tempo. La distilleria è un sito industriale e il rum è un prodotto, certo. Ma oltre a essere un distillato di canna, è anche distillato di un mondo. Quello che ho cercato di rendere visibile». Dei 177 scatti, 25 sono quelli selezionati per la mostra.
Quattro sono stati riprodotti sulle etichette degli imbottigliamenti in edizione limitata della terza serie Magnum, composta da quattro rum Hampden di diverso invecchiamento e diverso mark, ossia la ricetta con diversa concentrazione di esteri. Le altre 21 fotografie finiranno su altrettante bottiglie uniche in formato magnum (non una coincidenza) poi messe all'asta.