Ai piedi di Barbie

I ricercatori hanno sviluppato un sistema di categorizzazione delle varie versioni di Barbie battezzato Feet: postura dei piedi; equità, diversità e inclusione; professione; periodo di produzione del modello, dal 1959 a oggi

Ai piedi di Barbie
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Da giornalisti abbiamo imparato una cosa. Che sono gli studi apparentemente più stupidi a interpretare meglio lo spirito dei tempi.

E lo studio è quello della Monash University di Frankston, Australia, pubblicato su Plos One. Non conosciamo né l'Università né la rivista, ma adesso sappiamo che le Barbie hanno riposto i tacchi alti: la bambola che ha fatto della postura in punta di piedi l'essenza della femminilità, come dimostrò anche Margot Robbie, ormai preferisce le scarpe basse, «più idonee alle diverse professioni».

Un altro passo (è un insulso calembour...) sulla strada dell'emancipazione femminile.

Comunque. I ricercatori hanno sviluppato un sistema di categorizzazione delle varie versioni di Barbie battezzato Feet: postura dei piedi; equità, diversità e inclusione; professione; periodo di produzione del modello, dal 1959 a oggi. Risultato: la percentuale di Barbie in punta di piedi è diminuita nel tempo, passando dal 100% al 40 attuale. E così la nostra Barbie, da icona di femminilità glamour che era, ora può esprimere la propria sensualità in modo più libero. Anche se più sciatto («Maschilista!!»).

Mah. Noi preferivano stiletti e plateau.

Prossimi modelli. Barbie vestita da Ilaria Salis.

Barbie con anello al naso e capelli viola. Barbie-Leoncavallo. Barbie col pisello. Ken che ha fatto la transizione di genere.

E così dai bambini che si divertivano coi giocattoli siamo passati alle multinazionali dei giocattoli che si divertono con i bambini.

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