Chi è Francesca Gino, la prof italiana licenziata da Harvard che ha fatto causa per 25 milioni

Harvard licenzia la docente per frode scientifica: accusata di falsificare i dati in studi di psicologia. Lei nega e fa causa all’ateneo, chiedendo 25 milioni di dollari di risarcimento

Uno scorcio dell'università di Harvard
Uno scorcio dell'università di Harvard
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Secondo quanto riportato dal quotidiano studentesco The Harvard Crimson, l’Università di Harvard ha deciso di revocare l’incarico accademico a Francesca Gino, 47enne originaria di Tione. La docente era stata al centro di un caso mediatico dopo essere stata accusata di aver falsificato i dati di alcune sue ricerche nel campo della psicologia comportamentale.

Le accuse dei colleghi

La controversia che ha travolto la dottoressa è iniziata nel 2021, quando tre ricercatori – Joseph Simmons, Leif Nelson e Uri Simonsohn (quest’ultimo un ex collega della docente) – hanno sollevato dubbi sulla validità di alcune sue pubblicazioni. Dopo un’analisi approfondita, hanno dichiarato di aver identificato evidenze di manipolazione dei dati in diversi articoli firmati da Gino, pubblicati nell’arco di dieci anni, inclusi studi recenti su temi legati all’onestà nei comportamenti umani. Le accuse sono state rese pubbliche attraverso il blog specializzato Data Colada.

La causa

Francesca Gino, nel frattempo sospesa dal ruolo senza stipendio, ha sempre respinto con fermezza le accuse e ha avviato un’azione legale contro Harvard, chiedendo 25 milioni di dollari di risarcimento. "Sono stata esclusa dalla comunità scientifica, esposta al pubblico discredito, e ho perso anche i miei clienti", ha dichiarato. Insieme ai suoi avvocati, la docente ha contestato le modalità con cui l’ateneo ha gestito la vicenda: "Harvard ha avviato un’indagine e definito una nuova procedura per i casi di “research misconduct” – ha raccontato in un’intervista al Corriere della Sera – costruita attorno alla mia situazione, includendo anche la possibilità del licenziamento".

Secondo la docente, le modifiche alle procedure interne dell’università sarebbero state introdotte in modo discreto, tanto che i dipartimenti universitari ne sarebbero venuti a conoscenza solo nel 2023, quando il caso è esploso pubblicamente. I suoi avvocati hanno inoltre denunciato una presunta discriminazione di genere da parte dell’Harvard Business School: "La scuola – sostengono – avrebbe agito in modo discriminatorio nei confronti della professoressa Gino, scegliendo di sottoporla a indagine sulla base di una nuova policy creata ad hoc per il suo caso, invece di seguire le procedure già esistenti".

La revoca della cattedra

Nel settembre scorso, un giudice federale di Boston ha respinto le accuse di diffamazione presentate dalla docente contro Harvard e i blogger di Data Colada, ritenendo che l’attenzione mediatica e accademica nei suoi confronti fosse giustificata, vista la sua notorietà come figura pubblica. Tuttavia, il tribunale ha deciso di proseguire l’esame della causa in merito a una possibile violazione contrattuale da parte dell’università e alle presunte azioni disciplinari ingiustificate nei confronti della docente.

In seguito alle segnalazioni pubblicate sul blog, l’Università di Harvard ha avviato un’approfondita indagine interna, riesaminando diversi studi firmati dalla docente. Al termine dell’analisi, l’ateneo ha concluso che, in almeno quattro pubblicazioni, i dati sarebbero stati manipolati intenzionalmente per rafforzare le ipotesi di ricerca. Una condotta che, secondo l’università, rientrerebbe nei casi di frode scientifica.

All’inizio di giugno, Harvard ha formalizzato la revoca definitiva della cattedra alla docente.

La decisione – confermata anche da un portavoce ufficiale – è stata definita dal quotidiano The Harvard Crimson una “sanzione senza precedenti”, sottolineando che dal secondo dopoguerra non era mai stata adottata una misura così severa contro un professore dell’ateneo.

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