Cultura e società

Foto che "parlano": il potere delle immagini nel giornalismo

Perché è fondamentale scegliere con cura gli scatti con i quali accompagnare un articolo su un quotidiano o un reportage fotografico

Foto che "parlano": il potere delle immagini nel giornalismo

Non tutte le immagini sono uguali. E non solo, come è ovvio, a causa dei diversi soggetti rappresentati o per via degli aspetti tecnici, quali le varie prospettive di scatto e la loro qualità. Ci sono, infatti, delle immagini più "potenti" di altre. Sono quelle immagini capaci di provocare un forte impatto visivo nell'osservatore. Che suscitano reazioni e che, al tempo stesso, alimentano discussioni su temi specifici.

È proprio per questa ragione che è fondamentale scegliere con cura gli scatti con i quali accompagnare un articolo su un quotidiano o un reportage fotografico. Non basta selezionare le immagini più riuscite e gradevoli. Le foto devono comporre una narrazione organica che sia comprensibile e fruibile agli occhi di chi osserva.

Ne abbiamo parlato con il vincitore World Press Photo 2021 Antonio Faccilongo che, con la redazione di InsideOver, è pronto a dare il via alla Masterclass di foto e videogiornalismo di InsideOver 2023 promossa da The Newsroom Academy.

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Cosa intendiamo quando parliamo di “immagine dal forte impatto visivo”?

Nel mondo della sovraesposizione le immagini dal forte impatto visivo sono quelle che hanno ancora la capacità di suscitare in noi una reazione. Dal punto di vista del contenuto, sono quelle che hanno la capacità di stimolare lo spettatore, a volte sorprendendolo. Dal punto di vista stilistico, invece, sono immagini molto originali, dotate di caratteristiche uniche che suscitano una risposta in chi le guarda.

Che cosa comporta tutto questo?

Immagini del genere, come detto, stimolano il pensiero dello spettatore. Il risultato più importante che si può ottenere grazie ad un'immagine di questo tipo è quello di influenzare, appunto, il pensiero di chi osserva. Di influenzarlo ad un livello così alto da obbligare una data persona, anche quando ha finito di guardare la nostra immagine, a ragionare, a sviluppare un pensiero critico su ciò che ha appena visto e su ciò che gli abbiamo indicato.

Parliamo molto del potere delle immagini. Quando, a tuo modo di vedere, un’immagine acquista "potere" nel giornalismo?

Nel mondo del giornalismo, come spiegherò in modo molto più dettagliato e approfondito durante la Masterclass di foto e videogiornalismo di The Newsroom Academy, possiamo considerare immagini "potenti" tutte quelle immagini che hanno la capacità di sensibilizzare, di fare emergere storie prima sconosciute, di suscitare una reazione critica in chi le guarda e, last but not least, di creare un dibattito, un confronto volto alla ricerca di una soluzione.

Sarà ancora più preciso: le immagini potenti, a mio avviso, sono quelle che ancora oggi portano consapevolezza e contribuiscono a far crescere la cultura e le opinioni di una comunità. Penso alle immagini che offrono concretamente un contributo ai protagonisti della storia che vogliamo raccontare. Anche perché, attraverso la potenza delle immagini, riusciamo effettivamente a cambiare le sorti, in maniera più o meno forte, del protagonista o dei protagonisti di una data storia.

Quali sono i criteri principali per scegliere le immagini con le quali corredare i reportage?

Il criterio con cui oggi bisogna selezionare le immagini non è solo quello di filtrare le più gradevoli e riuscite dal punto di vista iconografico. Un aspetto da considerare è che l'insieme delle immagini, e la loro sequenza, vada a comporre una storia che sia comprensibile e fruibile agli occhi di chi osserva. Proprio come succede nel cinema.

Puoi spiegarci meglio questo paragone?

Trovo che il cinema e i film siano un esempio molto calzante. Hanno una forte correlazione con l'editing fotografico. Nel film vediamo svilupparsi una storia tramite immagini non fisse, ma in movimento, che compongono un'introduzione al racconto, uno sviluppo, un problema e la risoluzione finale. Allo stesso modo, anche nei nostri editing fotografici dobbiamo comporre un racconto che introduca ad una narrazione e che porti lo spettatore nelle atmosfere e nei luoghi nei quali si svolge il racconto.

Bisogna far capire qual è lo sviluppo del racconto e le sue conclusioni. Bisogna far capire cosa sta succedendo nel contesto che vogliamo mostrare, nel territorio di svolgimento della storia (e per territorio non intendo necessariamente un territorio geografico ma anche una casa o una stanza).

E qui si inserisce anche la parte autoriale, e cioè la parte in cui mettiamo più di noi stessi che raccontiamo storie. La parte nella quale inseriamo elementi quali il nostro pensiero rispetto alla storia e i nostri sentimenti rispetto a quel che stiamo raccontando. Così facendo rendiamo il lavoro unico grazie alle personalizzazioni, che ognuno di noi farebbe in modo diverso.

Quanto è importante oggi scegliere l’immagine giusta per accompagnare un testo narrativo?

È molto importante, soprattutto quando un articolo di un quotidiano propone al suo fianco un'immagine. Essendo una foto unica, deve contenere l'argomento dell'articolo. In questo modo renderà il pezzo più interessante e riuscirà a trasportare l'immaginario del lettore all'interno di quella storia. Gli farà respirare il profumo del racconto che gli proponiamo.

Su quali criteri si basa la scelta?

La scelta può ricadere su due tipi di immagini: una più descrittiva, che contiene un'immagine icona di quel racconto. Che contiene o tenta di contenere gli aspetti più importanti della storia. In questo primo caso abbiamo quindi una foto pregna di argomenti, di tutti i topics presenti nella storia. Il secondo tipo è un'immagine che segue le linee dei nuovi linguaggi. È ancora più evocativa e non ha solo l'intenzione di descrivere quello che racconta il testo. Trasporta il lettore dentro un sentimento, dentro all'atmosfera del racconto. Chiaramente un'immagine simile non si adatta a tutte le tipologie di narrazioni e articoli. Ad esempio, un pezzo riguardante un argomento tecnico non può combinarsi con questa scelta, che invece può essere adeguata per storie inerenti al vissuto o alle esperienze di una persona o di una comunità.

Quali sono le immagini più "potenti" che hai fin qui immortalato nella tua carriera?

Potrei dirti che le immagini più potenti sono quelle che non ho ancora fotografato, come afferma spesso qualche mio collega quando deve rispondere ad una domanda del genere. Penso però che siano quelle che ho realizzato nelle situazioni in cui io mi sono emozionato di più. Per farti un esempio: una delle immagini più importanti, che non è una delle più belle ma che per me è tra le più significative, è quella che ho realizzato in Palestina. Ho fotografato una donna in viaggio con il figlio di un anno. Stava andando a visitare suo marito in carcere. Per arrivarci doveva prendere un pullman, fare un viaggio di ore, attraversare il confine. In questo tragitto c'erano numerosi controlli e check point. Mentre la fotografavo mi sono sentito trasportato in questa situazione complicata: nell'affrontare la vita da sola, con coraggio, e con la responsabilità verso un piccolo bambino. Mi sono rivisto nel ruolo del bambino alla ricerca dell'abbraccio della madre.

Un altro esempio?

Una cosa molto simile mi è capitata in Asia. Mi riferisco ad una foto che non ho mai reso pubblica e che si trova nel mio archivio. Ritrae una donna che ho incontrato mentre mi trovavo in Bangladesh, durante la migrazione dei rohingya dal Myanmar. Stavano scappando dall'esercito e un milione di persone ha attraversato il confine in gravi condizioni. In un campo profughi c'era questa donna. Era in una tenda ed era gravemente malata di tubercolosi. Quell'immagine è stata tanto toccante quanto evocativa.

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E se hai domande o dubbi, scrivi a academy@ilgiornale-web.it o chiama il 028566445

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