Professore licenziato per un post Facebook: "Perseguitato perché cristiano"

Il caso di Simon Pearson, insegnante licenziato per un post in un gruppo privato, potrebbe diventare la nuova cause celebre nella lotta contro la censura del governo laburista nei confronti dei cristiani

Professore licenziato per un post Facebook: "Perseguitato perché cristiano"

Sembra assurdo, considerato quanto l’Inghilterra abbia contribuito in passato alla libertà di parola, ma oggi si può essere licenziati solo per essere cristiani. Questa è l’accusa che Simon Pearson, insegnante di 56 anni accusato di “islamofobia” per un post in un gruppo privato di Facebook, lancia contro l’amministrazione scolastica britannica. A suo dire, se avesse offeso dei cristiani, avrebbe continuato a insegnare al Preston College, invece di vedere troncata la sua carriera di 30 anni dietro a una scrivania. Nonostante la sua esperienza, nessuna scuola ha considerato di assumerlo: avrebbe ricevuto centinaia di rifiuti, tanto da convincerlo a fare causa alla sua ex scuola per discriminazione religiosa.

“Perseguitato per essere cristiano”

Intervistato durante un podcast del quotidiano The Telegraph, Pearson si dice certo che il post incriminato, che ha spinto un membro musulmano del sindacato degli insegnanti a iniziare un procedimento disciplinare nei suoi confronti, era espressione della sua visione filosofica del mondo e della sua fede cristiana. A quanto pare, nel Regno Unito di Keir Starmer, difendere la libertà di espressione, una giustizia uguale per tutti è un crimine sufficiente per rovinare una carriera. Pearson, nativo di Southport, luogo del massacro dello scorso anno, aveva postato un messaggio su un gruppo privato, visto da meno di cento dei suoi amici su Facebook, lamentandosi di come la severa condanna nei confronti di Lucy Connolly, finita in prigione per due anni a causa di un post controverso, sarebbe prova che il sistema legale inglese non tratta tutti in maniera equanime.

Simon Pearson FB
Fonte: Facebook

Tanti sono stati perseguitati per aver espresso le proprie opinioni, come Lucy Connolly. Mi sono sentito in dovere di parlarne sulla mia pagina privata, aperta solo ai miei amici. Ho solo espresso come mi sentivo di fronte ad un’ingiustizia, senza mai pensare che sarebbe successo anche a me. A spingermi a parlare è stato il valore giudeo-cristiano di giustizia. Il paese era sotto choc”. Uno dei membri del gruppo ha passato il messaggio a un rappresentante sindacale della sua scuola, di religione islamica: nonostante la discussione non avesse niente a che fare con il suo lavoro di insegnante, la scuola ha aperto un procedimento disciplinare. Pearson si dice sicuro che la sua fede cristiana, che non ha mai nascosto, abbia avuto un ruolo chiave visto che, durante il processo, “sono state citate altre questioni relative alla mia fede cristiana”. Secondo l’insegnante “in un certo modo la religione più perseguitata al mondo è quella cristiana. Non vedo perché dovrebbe esserci un trattamento speciale per una religione, tutte dovrebbero essere trattate allo stesso modo”.

A preoccuparlo è lo stato della libertà di parola in Inghilterra: “è davvero preoccupante non poter esprimere quel che si pensa. La polizia, le autorità ora vogliono imporci cosa pensare, come pregare”. Al ritorno dalle vacanze estive, lo scorso agosto, fu scortato fuori dalla scuola e sospeso per “aver offeso qualcuno nel dipartimento”. Pearson non capisce il comportamento di alcuni colleghi: “Potevano semplicemente dirmi che non erano d’accordo, togliermi l’amicizia. Invece sono andati a lamentarsi col rappresentante sindacale. In 20 anni non ho ricevuto nessun reclamo, dal punto di vista dell’insegnamento ero inattaccabile e nessuno degli studenti aveva accesso alla mia pagina. Le uniche persone erano due colleghi che hanno avvertito il sindacato”.

“Voglio solo tornare ad insegnare”

Cancellare il post non è servito a niente: è rimasto sospeso per cinque mesi e mezzo perché la scuola sperava che si dimettesse fino a quando, il 13 febbraio, è arrivata la lettera di licenziamento. Dopo che l’appello interno non ha portato risultati, ha deciso di rivolgersi ad un avvocato per riabilitare il suo nome: Non ho parlato di alcuna razza, ho menzionato gli islamisti, estremisti che si sono resi colpevoli di atti di terrorismo. Era ovvio che stavo parlando di loro, non dei musulmani in generale”.

L’accusa di “islamofobia” lo ha particolarmente offeso, visto che ha aiutato in passato una famiglia musulmana a richiedere asilo politico e si è espresso più volte sui social per condannare la persecuzione degli uiguri da parte del governo cinese. A rappresentarlo nella causa per licenziamento senza giusta causa è una non-profit che si occupa di questioni di fede, il Christian Legal Centre. Il suo team legale è ottimista, visto che il caso è molto simile a quello di Kristie Higgs, insegnante del Gloucestershire che si era espressa contro gli eccessi gender nei libri di testo su una pagina Facebook privata: la Corte d’Appello le ha dato ragione, costringendo la scuola a reintegrarla nel posto di lavoro.

Pearson ha trovato un altro lavoro che non ha niente a che vedere con l’insegnamento ma vive sempre con una spada di Damocle sulla testa, tanto da non voler rendere pubblico alcun dettaglio. Il suo obiettivo è chiaro: Voglio tornare a fare il lavoro che amo. Spero che il mio caso sia una benedizione per la nostra nazione in un momento nel quale non si può parlare delle cose veramente importanti in maniera aperta e sincera”.

Andrea Williams, responsabile del Christian Legal Centre, spera che il caso diventi una cause celebre: “Il licenziamento di Simon Pearson è un altro esempio di come gli insegnanti cristiani siano perseguitati per esprimere punti di vista che mettono in discussione l’ideologia dominante e la giustizia selettiva. La libertà di parola e di culto va protetta ad ogni costo nelle nostre scuole e nelle nostre vite private, specialmente quando si tratta di questioni di fede e di coscienza”.

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