Dal "traditore" Gorbaciov alla guerra all'Ucraina: così Mosca riscrive i libri di storia

Presentato in Russia il nuovo manuale di storia contemporanea per le scuole: le tesi di Putin diventano materiale didattico e si attacca la legittimità storica dell'Ucraina. Dietro il testo la visione del consigliere di Putin per gli affari culturali, Vladimir Mendinskij

Dal "traditore" Gorbaciov alla guerra all'Ucraina: così Mosca riscrive i libri di storia

I manuali scolastici in Russia per i ragazzi dagli 11 ai 17 anni avranno, nell'insegnamento della storia, la narrazione sulle aspirazioni imperiali del Paese e la giustificazione dell'attacco all'Ucraina al centro. A dichiararlo il ministro dell'Istruzione russo, Sergey Kravtsov, che ieri ha presentato la nuova versione dei testi scolastici ufficiali del suo dicastero per l'insegnamento della storia dal 1945 a oggi. Tra gli autori figura anche il consigliere presidenziale Vladimir Medinskij, già ministro della Cultura.

Un testo che, ha detto Kravtsov in conferenza stampa a Mosca, è stato "scritto in poco più di cinque mesi" per "trasmettere gli obiettivi [dell'offensiva russa in Ucraina] agli scolari" e plasmare una visione del Paese funzionale ai desideri di Vladimir Putin. La base dei contenuti del libro sono infatti le prese di posizione pubbliche e gli annunci-manifesto di Putin nei mesi e nei giorni precedenti l'invasione dell'Ucraina. Tesi espresse nell'articolo "Sull'unità storica di russi e ucraini" pubblicato sul sito del Cremlino a firma di Vladimir Putin nel luglio 2021, in cui il presidente russo denunciava che "il muro che è emerso negli ultimi anni tra Russia e Ucraina, tra le parti di ciò che è essenzialmente lo stesso spazio storico e spirituale, a mio avviso rappresenta una sfortuna e una tragedia comune" causata dai "risultati degli sforzi deliberati di quelle forze che hanno sempre cercato di minare la nostra unità" alimentando il nazionalismo e l'autonomismo ucraino contro Mosca. Una presa di posizione consolidata con i discorsi di riconoscimento dell'indipendenza dei separatisti del Donbass e dell'annuncio della guerra a Kiev del febbraio 2022, ampi stralci dei quali sono ripresi nei nuovi testi scolastici.

I testi presenteranno poi contenuti digitali, accessibili tramite QR code, a fianco di mappe aggiornate con l'espansione della Russia dopo l'inizio della guerra e con il riferimento ai territori incorporati dal 2014, con l'annessione della Crimea, al periodo post-invasione. Mirando a legittimare nelle nuove generazioni il consenso alla linea-Putin.

In sostanza gli scolari russi apprenderanno ora che l'Ucraina è uno Stato "nazionalista, in cui ogni riferimento alla cultura russa è perseguitato", ma al contempo "artificiale", la cui distanza dalla Russia è aumentata per iniziativa di quell'Occidente che mira a "destabilizzare la situazione all'interno della Russia" e a sostenere attivamente Kiev per dissanguare Mosca, aggiungendo a ciò sanzioni che rappresentano una minaccia peggiore "di quella posta da Napoleone" due secoli fa.

La riscrittura della storia imporrà, al contempo, una svolta completa anche nelle altre politiche educative legate al recente passato. Rispetto ai libri di testo del passato, infatti, il nuovo testo stigmatizza notevolmente figure come Mikhail Gorbaciov, su cui negli ultimi tempi i giudizi erano sempre stati sostanzialmente neutri, in quanto ritenuto artefice di quella che Putin ritiene la più grande "catastrofe geopolitica del XX secolo", la dissoluzione dell'Unione Sovietica. Grande spazio sarà dato nei testi alla storia dei Paesi non allineati e del Terzo Mondo dell'epoca della Guerra Fredda a cui la Russia vuole guardare con attenzione, obliterando un presunto "eurocentrismo" denunciato da Kravtsov come nocivo per la mentalità russa.

Si vede nelle mosse della politica educativa russa sulla storia tutto il peso della propaganda per consolidare in senso nazionalista e patriottico la cultura collettiva e trasmettere come verità la versione politica attuale, in una fase in cui Putin cerca di capire le linee guida per il futuro del Paese e per la successione al suo sistema di potere. E l'operato di un abile stratega come Mendinskij, che due anni fa conversando con il giornalista italiano Davide Brullo parlava del fatto che "avere una politica storica statale è indispensabile per ogni Paese, soprattutto per quei Paesi che hanno un passato così importante come la Russia" dato che "la politica storica è strettamente legata alla sovranità storica, e quindi alla nostra capacità di interpretare autonomamente la nostra storia e la nostra visione di sviluppo futuro".

Una presa di posizione chiara e netta che rende Mendinskij, consigliere di Putin su queste tematiche, il regista del processo con cui la narrativa russa si sta rivoluzionando: negli anni in Russia sta venendo valorizzata la narrazione dell'impero zarista, specie nella fase della guerra contro Napoleone, e quella dell'Unione Sovietica di Stalin, funzionale a Putin in quanto vincitore della guerra col Terzo Reich e padre dell'attuale potenza militare russa, mentre sono letti in senso più negativo l'operato di Lenin, che avrebbe compiuto il peccato originale di annacquare la solida tenuta della centralità russa sulle periferie come la stessa Ucraina, e del "traditore" Gorbaciov. La riscrittura della storia, ha ricordato lo Smithsonian Institute, era del resto una tradizione nel sistema educativo sovietico.

Putin ne recupera i capisaldi adattandoli alla sua visione identitaria e nazionalista. Mirando a fare dell'educazione un'arma per consolidare il consenso ai progetti egemonici di Mosca sul medio e lungo periodo, conquistando i cuori e le menti delle nuove generazioni.

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