Shopping, quando il vino nuoce al portafoglio

I conti bancari degli enofili non verrebbero messi a repentaglio dall’acquisto di costose bottiglie. Sarebbe piuttosto il consumo di alcol ad aumentare la propensione per lo shopping compulsivo causando un danno al portafoglio. Uno studio spiega in che modo

Shopping, quando il vino nuoce al portafoglio
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Un Romanée Conti millesimato del 1945 battuto all’asta da Sotheby’s a New York alla stratosferica incredibile cifra di 558 mila dollari.

Uno Screaming Eagle del 1992, decisamente più “economico”, venduto alla cifra tonda di 500 mila dollari.

Augurandosi che certe transazioni non siano avvenute sotto l’effetto dell’alcol, svanito il quale non ci sarebbe spazio per un ripensamento, ai comuni mortali non resta che crogiolarsi in una consolatoria rassegnazione.

Un sospiro di sollievo per essere al riparo da colpi di testa e spese pazze riservate a pochi.

Raccontandosi che questi divini vini, a causa delle loro quotazioni, avranno scarsissime probabilità di inumidire labbra e allietare i sensi comuni e che, per non mettere a repentaglio i propri conti bancari, sia sufficiente allontanare le tentazioni e mettere dei veti sui grandi nomi dalle cifre stellari.

Niente di più sbagliato.

Per far piangere il portafoglio di un enofilo non sarebbe indispensabile planare sull’Olimpo dei vini, sulla cui sommità albergano e osano solo misteriose ed inaccessibili creazioni (e creature, tra cui la screaming eagle (aquila urlante ndr)) che forse nemmeno vedranno un bicchiere un giorno ma rimarrano imbottigliati sotto gli appasionati occhi di un collezionista.

Anche ai piedi della divina collina, nei popolari piani bassi più accessibili, dove gli zeri dei dollari cadono insieme all’altitudine, si sarebbe a rischio colpo di testa.

Un terreno senso di vertigine, quell’ebrezza provocata da alcuni bicchieri (di troppo), anche tracannati da una modesta bottiglia da 10 euro.

Qualche euro (e non 500 mila) sarebbe sufficiente a scatenare una rovinosa reazione a catena.

Dove il senso della misura, normalmente radicato nella sobrietà, sopraffatto dall’incurante euforia provocata dall’etanolo, evaporando, renderebbe vulnerabile il conto in banca.

In buona sostanza, quando si alza il gomito si diventa degli spendaccioni allegri, propensi all’acquisto di oggetti, anche inutili, sull’onda dell’emozione.

È il risultato di un’inchiesta condotta dal nel 2019 dall'americano The Hustle .

Secondo la rivista esisterebbe un vero e prorio mercato degli acquisti on line sotto l’effetto dell’alcol con studi di marketing che nelle ore serali dopo le 20, corrispondenti al post aperitivo o il dopo cena, consiglierebbero vendite flash per attrarre avventori inebriati dal consumo di qualche bicchiere.

Tutto con un semplice clic.

Bere dunque renderebbe più spendaccioni ma andrebbe a gonfiare un mercato specifico dal valore di 45 milioni di dollari.

Una vera e propria oniomania dove si racconta che le persone (un campione di più di 2000) arriverebbero a spendere una media di 400 euro a testa all’anno.

Sperperando denaro in improbabili acquisti quali: un castello gonfiabile di dimensioni reali, lo stesso vestito di Michel J Fox indossato nel film "Ritorno al futuro", voli verso destinazioni intercontinentali, una scheggia rimossa dal piede di Olden Polynice, una star dell’NBA, un paio di occhiali

da 2.200 dollari per la visone notturna.

A ricordare che la moderazione nel consumo di vino non è solo prescritta per mantenere una buona salute psicofisica ma è anche consigliata per proteggere il proprio conto in banca.

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