"Stop ai giocattoli sessisti". L'ossessione della Spagna per il politically correct

Altro che codice contro gli stereotipi di genere del governo spagnolo: ne servirebbe ormai uno contro le follie del politicamente corretto e dell'ideologia woke

"Stop ai giocattoli sessisti". L'ossessione della Spagna per il politically correct

Ci mancavano solo i "giocattoli sessisti", nuovo mantra del politicamente corretto. In vista del Natale e della corsa ai regali, il governo spagnolo del premier socialista Pedro Sánchez ha dichiarato che emanerà a partire dalla giornata odierna, 1° dicembre, un nuovo codice etico nel tentativo di dissuadere i produttori di giocattoli dall'usare "stereotipi sessisti" come bambole per ragazze e action figure per ragazzi nelle pubblicità. "Sarà vietata la caratterizzazione delle ragazze con connotazioni sessuali e sarà evitata l'associazione esclusiva di giocattoli con ruoli come la cura, il lavoro domestico o la bellezza con loro (ragazze) e l'azione, l'attività fisica o la tecnologia con i ragazzi" riporta la nota del governo di Madrid.

L'ossessione politically correct

Nel mirino dei socialisti, anche i colori "blu" e "rosa" che rappresenterebbero, a loro dire, degli intollerabili stereotipi di genere. Il governo ha affermato che tra le sue priorità c'era quella di porre fine all'uso dei colori blu per i prodotti per ragazzi e rosa per le ragazze. L'annuncio arriva dopo che, ad aprile, è stato stipulato un accordo tra il ministero, i produttori di giocattoli e le aziende pubblicitarie. La decisione del governo spagnolo contro gli "stereotipi di genere", in realtà, riflette tuttavia un più ampio cambiamento culturale (e ideologico) che l'industria dei giocattoli ha sposato negli ultimi anni, spostandosi marcatamente a sinistra. Una politicizzazione sempre più evidente mirata a soddisfare le pressioni del politicamente corretto che ha investito tutto l'ambito culturale e dell'intrattenimento: perché non iniziare dai giovanissimi a inculcare i messaggi ultra-progressisti della correttezza politica?

Era il febbraio del 2021 quando Hasbro annunciava la decisione di abbandonare la produzione di Mr. Potato, giocattolo - presente anche in Toy Story - che produceva da decenni. Tolto l'offensivo "mister", la nuova gamma di giocattoli si chiama, semplicemente, Potato Head. Hasbro spiegava che "si sta assicurando che tutti si sentano i benvenuti nel mondo di Potato Head eliminando ufficialmente il marchio e il logo di mister per promuovere l'uguaglianza e l'inclusione di genere". Sembra grottesco ma è la realtà. Il direttore generale di Hasbro Kimberly Boyd ha dichiarato alla rivista Fast Company che i titoli Mr e Mrs sono "limitanti quando si tratta sia di identità di genere che di struttura familiare". "La cultura si è evoluta", ha aggiunto. Che bell'evoluzione, non c'è che dire. L'ossessione nei confronti dell'inclusione ha portato infatti alla diffusione su larga scala, negli ultimi tempi, di giocattoli "gender neutral" e di libricini in cui si lanciano messaggi pro-Lgbtq. Dove la Spagna veda tutti questi spot stereotipati sui giocattoli, nel 2022, è davvero un mistero: servirebbe semmai un codice per limitare le sbandate politically correct, anche nei giocattoli.

Ma la diversità è una ricchezza

Il paradosso dell'ossessione formalmente "inclusiva" del politicamente corretto e dell'ideologia "woke" è che accentua le divisioni, non le elimina, dividendo la società in tante piccole tribù in competizione fra loro e fomentando guerre identitarie e culturali. L'industria dei giocattoli può sposare le battaglie politiche e ideologiche che vuole, ma le diversità biologiche tra maschio e femmina rimarranno sempre. Il che significa anche gusti e passioni diverse.

Nulla, ovviamente, vieta che una femmina possa giocare a pallone o ad action-figure apperentemente più "maschili", così come il contrario: ma è semplicemente inutile parlare di buon senso ai fanatici della cultura del piagnisteo e di chi vede stereotipi di genere ovunque.

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