Cronache

Caso Orlandi, il Vaticano ordina l'apertura di due tombe

Seguiranno poi rilievi sui resti e accertamenti sul Dna. La madre: "È il primo atto di verità da parte del Vaticano"

Caso Orlandi, il Vaticano ordina l'apertura di due tombe

È prevista per il prossimo 11 luglio l'apertura di due tombe nel cimitero Teutonico in Vaticano, per cercare di far luce sul caso di Emanuela Orlandi. A deciderlo è stato l'Ufficio del promotore di giustizia del tribunale dello Stato della Città del Vaticano.

La decisione "si inserisce nell'ambito di uno dei fascicoli aperti a seguito di una denuncia della famiglia di Emanuela Orlandi", che aveva segnalato il possibile occultamento dei cadavere della ragazza in una delle tombe di quel piccolo cimitero sorto all'interno del territorio vaticano. Il provvedimento, disposto con un decreto del 27 giugno, prevede un coinvolgimento notevole di uomini e mezzi, tra gli operai della Fabbrica di San Pietro e il personale del Centro opetativo di sicurezza della gendarmetia vaticana, che seguiranno "le operazioni di demolizione e ripristino delle lastre lapidee e la documentazione delle operazioni".

Il pm vaticano ha deciso per l'apertura delle tombe, a seguito di un'indagine, durante la quale sono state ricostruite le varie tappe giudiziarie del caso Orlandi. Il portavoce del Vaticano, Alessandro Gisotti ha spiegato all'Agi che "per ragioni di carattere giuridico l'autorità inquirente vaticana non ha giurisdizione per svolgere indagini sulla scomparsa, avvenuta in Italia, di Emanuela Orlandi; indagini che peraltro sono state condotte dagli inquirenti italiani con scrupolo e rigore professionale. Pertanto, l'iniziativa vaticana riguarda soltanto l'accertamento della eventuale sepoltura del corpo di Emanuela Orlandi nel territorio dello Stato vaticano".

Ma tali accertamenti non si esauriranno con l'apertura delle tombe al cimitero Teutonico, che costituiranno solo la prima fase delle indagini. Infatti, verranno eseguite perizie e analisi sui reperti trovati nei loculi, per stabilirne la datazione e confrontare il Dna.

"Siamo molto contenti di questa notizia", ha commentato Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi, che aggiunge anche "un sincero e sentito ringraziamento per il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin per questo atto coraggioso". Da 36, la famiglia aspetta di sapere la verità sulla sorte di Emanuela e ora è arrivato "il momento di levare tanti conti d'ombra che hanno caratterizzato questa vicenda. Non si può lasciare nulla nel silenzio".

Anche la madre ringrazia le autorità vaticane per quello che definisce il "primo atto di verità dal Vaticano", che per troppi anni è rimasto in silenzo. Ma, ormai, "solo Dio sa cosa è successo e penso che dopo tutto questo tempo non la possiamo più trovare da nessuna parte la verità". Poi aggiunge, parlando all'AdnKronos: "Maledetto chi sa la storia e non la dice! Nessuno si è mai fatto avanti, ma ognuno risponderà della sua coscienza".

Parole di gratitudine anche dal fratello della ragazza scomparsa, Pietro Orlandi, che ha ringraziato "il cardinal Parolin e il comandante della Gendarmeria Vaticana Giani, per l'attenzione e la volontà nel cercare di fare chiarezza". Poi aggiunge: "Finalmente è stata presa una decisione sulla nostra istanza e di questo sono contento".

Ora bisognerà aspettare tutti gli accertamenti e gli esiti dei rilievi, per capire se questa nuova svolta sul caso Orlandi porterà finalmente un po' di chiarezza alla famiglia di Emanuela.

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