Spettacoli

La sinistra? Dalla libertà alla censura

Si potrebbe avere l'impressione che la cancel culture sia un fenomeno montato di recente e che abbia lambito l'Europa come un'onda lunga partita dagli Usa

La sinistra? Dalla libertà alla censura

Si potrebbe avere l'impressione che la cancel culture sia un fenomeno montato di recente e che abbia lambito l'Europa come un'onda lunga partita dagli Usa. Indubbiamente la nuova censura preventiva che impera nelle serie, nei film, e persino il livellamento storiografico e scientifico nei temi di dibattito che arrivano dagli Stati Uniti hanno il loro peso. Però esiste una radice tutta italiana al fenomeno. Una radice che viene da sinistra. Per rendersene conto niente di meglio del nuovo libro di Luca Ricolfi: La mutazione. Come le idee di sinistra sono migrate a destra (Rizzoli). Il sociologo e politologo nel libro da lungo spazio all'evoluzione, tutta interna alla sinistra italiana, che ha portato molti dei suoi membri a diventare «Da libertari a censori».

Ricolfi prende atto del fatto che il nostro Paese negli anni Cinquanta e Sessanta vivesse in un clima molto rigido e bacchettone: «Sotto la censura caddero innumerevoli libri, opere teatrali e cinematografiche, programmi televisivi e radiofonici». Per capirci, l'abolizione della censura teatrale arrivò solo nel 1962 con il governo Fanfani. Per il cinema il controllo durò, occhiuto, molto più a lungo. Inutile elencare episodi d'epoca come i famosi mutandoni delle sorelle Kessler nel 1961, basti dire che gli intellettuali dell'epoca, in larga parte orientati a sinistra, si schierarono compatti sempre a favore della libertà d'espressione. Il risultato fu quello che Ricolfi definisce «l'epoca d'oro della satira» che va dal 1976 al 2005. Si andò da Quelli della notte a L'ottavo nano. Poi qualcosa è iniziato a cambiare lentamente. Natalia Ginzburg lo aveva già denunciato negli anni Ottanta: «È stato decretato l'ostracismo alla parola sordo e si dice non udente». Erano arrivate quelle che la Ginzburg chiamava «parole artificiali» fabbricate con «motivazioni ipocrite». Ma questi caveat caddero nel vuoto, anzi pian piano gli intellettuali di sinistra iniziarono a sposare questa nuova censura. Iniziarono a sposare quella che Calvino chiamava «antilingua». Su questo substrato si è innestato il fenomeno del politicamente corretto arrivato dagli Usa che è diventato quasi inarrestabile a partire dal 2013, in un crescendo di aggressività verso chi non si piega ai suoi dettami. Siamo arrivati al «follemente corretto» e a quello che ad alcuni di coloro che sono rimasti a sinistra pare un paradosso. Ovvero che la difesa della libertà di parola sia diventata un appannaggio della destra. Persino posizioni considerate un tempo femministe come la «difesa dell'utero» possono tranquillamente essere considerate ormai «anti lgbtq+». Risultato finale, da libertari a censori, seguendo il ragionamento di Ricolfi il passo è stato breve.

E ora la libertà è più facile trovarla svoltando a destra.

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