Spettacoli

"Abbasso il museo della Rsi!"

Al MuSa - il Museo di Salò - si sta lavorando a un progetto scientifico più che necessario e, visto il luogo, perfetto

"Abbasso il museo della Rsi!"

Al MuSa - il Museo di Salò - si sta lavorando a un progetto scientifico più che necessario e, visto il luogo, perfetto: un Museo della Repubblica sociale italiana che, dalla prossima primavera, occuperà una parte dell'ultimo piano dell'edificio della cittadina sul lago di Garda. Il comitato di «saggi» che sovrintende all'operazione è al di là di ogni possibile critica: Roberto Chiarini, professore di Storia contemporanea e di Storia dei partiti all'Università degli Studi di Milano, presidente del «Centro studi e documentazione sul periodo storico della Rsi di Salò» e collaboratore del Corriere della sera; Giuseppe Parlato, docente di Storia contemporanea a Roma e presidente della Fondazione Renzo De Felice; Elena Pala, docente di Storia contemporanea all'Università degli Studi di Milano e vero motore dell'intera operazione. Un pool di storici che garantirà un allestimento rigoroso dal punto di vista culturale e documentale, senza dimenticare il rapporto della Rsi con l'alleato nazista e il ruolo nelle persecuzioni antiebraiche. Insomma, quanto di più lontano si possa immaginare da pericolosi rischi di «nostalgismo»: niente gargliardetti, gadgettistista fascista e cimeli, ma fotografie originali, documenti, giornali, manifesti, filmati dell'epoca e materiale militare, il tutto proveniente da archivi di Stato e collezionisti. Eppure...

Eppure, com'era immaginabile, il progetto del MuSa è stato subito preso di mira dall'Anpi di Brescia. L'associazione partigiani - che pure è stata coinvolta in più di una riunione nella fase preparatoria del percorso museale - ha già alzato gli scudi gridando al pericolo di celebrazioni fasciste. Invece di festeggiare per l'apertura di un museo che finalmente studi con serietà la Rsi (periodo peraltro rimosso per decenni: soltanto dagli anni '90 è diventato oggetto di analisi storica), l'Anpi sta cercando con una campagna stampa ostinata e contraria di mettere il bastone tra le ruote al museo. «Non sarà una Predappio!» è il mantra.

Invece di studiare, è sempre più semplice cancellare.

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