Francesco Bisozzi
Stretta nella morsa del carcere di Rebibbia nasce lassociazione «Liberi dagli stereotipi», che attraverso varie proposte culturali tesse un dialogo col mondo esterno offrendo uno scampolo di libertà alla popolazione carceraria. Lidea è venuta a un gruppo di detenuti conosciutisi frequentando la scuola dellistituto. Ansiosi di chiudere col passato nonché dintraprendere un percorso di crescita personale hanno messo in piedi un progetto che individua nella cultura uno strumento di riscatto. Suddivisa in tre differenti aree dedicate alleditoria, alluniversità e ai media, lassociazione aspira a facilitare il reinserimento dei detenuti fornendo loro gli strumenti per affrontare la vita di tutti i giorni. Molteplici le iniziative in questa direzione. Tra queste spicca il progetto Libertà e Sapere (di cui è responsabile il professore Giacomo Iacomini) nellambito del quale è stata organizzata una serie dincontri a tema con docenti del calibro di Mario Tiberi e Nicolò Lipari, ordinari rispettivamente di Politica economica e di Diritto privato della Sapienza. Oltre a voler abbattere quei luoghi comuni che affliggono la figura del detenuto, come sintuisce dal nome dellassociazione, il fine è quello di dare risalto e concretezza alla funzione rieducativa della pena affinché questa non si riduca ad essere una vana speranza. «Tale iniziativa - spiega Iacomini - esprime il bisogno di ripensare il sistema penitenziario. Il numero dei recidivi è altissimo. Tempo fa ho sentito un detenuto paragonare il carcere a una lavatrice difettosa che restituisce i panni ancora più sporchi di prima». La chiave di volta è la conoscenza. «Lo studio rappresenta un momento di libertà. Una volta chini sui libri siamo tutti uguali».
Diverse istituzioni hanno manifestato il loro appoggio. Lunedì ad esempio il Coni assieme alla Federazione ciclistica italiana regalerà ai figli dei reclusi una bicicletta. Per le donazioni: conto corrente 1245237, Abi 5392, Cab 75910, causale «Liberi dagli stereotipi».
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