Cultura Se non sei di sinistra allora sei fuori

Caro Massimiliano, ho seguito con estrema attenzione la polemica innescata in Consiglio Comunale dal professor Niccolò Scialfa, inerente alla emarginazione degli uomini di cultura non allineati, da parte del governo in carica. Volutamente li definisco «non allineati» perché non si tratta solo di destri ma anche di uomini e donne indipendenti, non assimilabili ad alcuna posizione ideologica. Scialfa, che ho avuto modo di conoscere in Commissione cultura quando ricoprivo il fantasmatico ruolo di assessore ombra per il senatore Enrico Musso, è un galantuomo, una di quelle rare persone che oggigiorno non si fermano di fronte alle differenze e valutano in profondità le questioni. Ne ho avuto recente conferma durante un dibattito televisivo sui problemi della Giunta Vincenzi che mi ha visto a lui contrapposto. E lo ha dimostrato ancora una volta sollevando il caso in questione.
Confermo che l'ostracismo nei confronti di chi non vede il mondo attraverso il filtro post-marxista è nella nostra città molto forte. La chiusura comunque non proviene soltanto dagli organi pubblici deputati a gestire la cultura, ma soprattutto da quella pletora clientelare con tessera che si abbevera costantemente alla greppia comunale, provinciale e regionale. Io stesso sono stato vittima, a più riprese, di gravi forme di discriminazione (anche il Giornale tempo addietro diede spazio a una squallida vicenda che mi vide parte lesa) e potrei citare decine di altri che hanno subito lo stesso trattamento: uomini di teatro costretti a svolgere il loro lavoro negli scantinati mentre chi è «politicamente adeguato» lavora nei grandi teatri con fior di sovvenzioni. Intellettuali di vaglia relegati nel limbo del post-fascismo, giornalisti in fuga dalla città, editori che aprono le loro case editrici altrove. Una faccenda estremamente grave, mitigata solo in piccolissima parte dalle iniziative bipartisan di alcuni, come il professor Borzani, per altro viziate dal tentativo (illusorio) di appeasement nei confronti dei liberi pensatori.
Qualche tempo fa, dalle colonne del Giornale, l'amico Gian Luca Fois rimproverò aspramente agli intellettuali di destra della nostra città, per non avere coraggio nel manifestarsi. Non mi sono sentito toccato da quella chiamata alle armi, poiché io, come Sergio Maifredi, le armi le ho già prese da un pezzo e ho dovuto anche pagarne le conseguenze. Credo però che Fois avesse in gran parte ragione: ancora ieri qualcuno si è rifiutato di partecipare al piccolo programma che conduco su Telegenova perché temeva di essere identificato come uomo di destra dalla mia vicinanza: «Potrebbero tagliarmi i fondi se solo sospettassero che non sono di sinistra» mi ha detto contrito, il codino. Situazioni del genere non si verificano di rado e l'isolamento in cui si muovono tutti coloro che hanno deciso di esprimersi senza costrizioni, è assai pesante.

Battiamoci dunque con tutte le nostre forze affinché si spezzino le funi e si abbattano i muri e ringraziamo gli Scialfa che hanno la voglia, la coerenza, l'ardire di ribellarsi all'ingiustizia. Ringraziamo pure il Giornale, unico quotidiano cittadino su cui, quelli come me, possono esprimere liberamente la propria opinione.

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