Cultura e Spettacoli

Manuale per conoscere (e quindi evitare) fisco, euro e filosofastri

Il "signor Zeta" à un apota che non si beve più la retorica delle ideologie e del buonismo

Manuale per conoscere (e quindi evitare) fisco, euro e filosofastri

È lo stesso Hans Magnus Enzensberger che faceva parte del Gruppo 47 insieme a Günter Grass, che si occupava di Marx e di Engels al punto da divenire, se non marxista, marxiano, che osteggiava il capitalismo e gli Usa al punto da trasferirsi a Cuba? È lui e non è lui. È lui perché di Hans Magnus Enzensberger non ce ne sono altri, ci mancherebbe. Non è lui perché a 85 anni un intellettuale, ossia un uomo che dedica al ragionare la più parte delle proprie energie, sarebbe preoccupante se la pensasse esattamente come quando ne aveva 35 e sulla scena c'erano Krusciov, i Beatles e la guerra del Vietnam (più che un altro tempo, un altro mondo).

Considerazioni del signor Zeta (Einaudi, pagg. 120, euro 15) è il libro di un vecchio signore insofferente nei confronti di utopie e ideologie e quindi realista per non dire conservatore. «A volte mi vengono in mente pensieri che non condivido» è una battuta che lo scrittore tedesco sembra conoscere, visto che anziché esprimersi direttamente, in prima persona, manda prudentemente avanti il suo personaggio, appunto il signor Zeta, un pensionato che al giardinetto anziché portare a spasso il cane intrattiene un piccolo uditorio con le sue riflessioni intorno alla storia, all'economia, alla politica, alla tecnica. L'effetto ricorda l'arte dei ventriloqui. Chi come me ha letto altri libri recenti di Enzensberger, ad esempio Il mostro buono di Bruxelles , pamphlet contro l'Unione Europea, fatica molto a credere che personaggio e autore siano due persone diverse. Perché i due sono d'accordo praticamente su tutto. In primis sul giudizio riguardo l'euro («valuta introdotta in modo dilettantesco») e la classe dirigente continentale: «La Grecia dalla proclamazione dell'indipendenza dall'impero ottomano nel 1822 fino ai nostri giorni è stata insolvente per la metà del tempo. Nessuno di quei politici che a Bruxelles o altrove annunciano le decisioni prese durante i loro vertici sembra aver sentito parlare di tutto ciò. Il motivo per cui una simile abissale ignoranza dovrebbe qualificare questa gente per posizioni di primo piano non è del tutto chiaro». C'è anche una frecciatina contro la Merkel, donna intelligente che quando parla di Europa finisce per dire idiozie come tutti. Per quanto si atteggi a impolitico e svagato il signor Zeta ha evidenti simpatie sovraniste e antipatie verso tutte le organizzazioni sovranazionali, non solo europee. La dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti umani attira la sua analisi. «Un catalogo che somiglia a una busta a sorpresa. Ogni individuo ha diritto alla libertà e alla sicurezza della propria persona. Tutti possono cambiare religione o credo. Ogni individuo ha diritto al lavoro, a una rimunerazione equa e soddisfacente, al riposo e allo svago, a ferie periodiche retribuite e a un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, inclusi l'alimentazione, l'abitazione e le cure mediche». E a questo punto, per seppellire sotto una risata la credibilità dell'Onu, basta far notare che un simile elenco di sogni invece di essere stato firmato da avventori del Cocoricò che hanno esagerato con l'mdma è stato solennemente firmato dai governi di Corea del Nord, Iran, Somalia, Zimbabwe, Congo, Sudan.

Seppellisce per sempre la credibilità di Che Guevara quanto si trova scritto nelle pagine 64-65. Enzensberger visse a Cuba negli anni Sessanta se non da guevariano da castrista, già a fine Settanta prese le distanze dal guerrigliero argentino con una poesia che ne svelava i tratti velleitari, ma solo oggi, dietro lo schermo del signor Zeta, lo ritrae come un perfetto scemo. Scemo lui e scemo Castro che nominò un simile inetto ministro dell'industria e della banca nazionale e scemo Sartre che lo definì «l'essere umano più completo del nostro tempo» e scemi tutti quelli che credettero alla fotografia di Alexander Korda anziché alla realtà di un figlio di papà che voleva dare all'America Latina la rivoluzione ma non seppe dare ai cubani nemmeno il dentifricio. Enzensberger (ops, volevo dire il signor Zeta) oggi potrebbe definirsi un apota, uno che, alla maniera di Prezzolini, non la beve. Ad esempio non cade nel tranello dell'oscurità: respinge con perdite i poeti che non sanno farsi capire e i filosofi italiani che «scrivono l'Essere con la maiuscola», e quindi Emanuele Severino. L'anticapitalista di un tempo è diventato antistatalista: «Al fisco non rimprovero tanto l'insaziabile avidità con cui mi perseguita; il mio conato di vomito scaturisce piuttosto dal fatto che continua a umiliare i contribuenti». E adesso rilancia la madre di tutte le frasi dell'antiutopismo contemporaneo: «There is no free lunch», non esistono pasti gratis.

Può darsi pure che abbia esagerato nel confondere Zeta con Enzensberger, può darsi pure che il pensiero del protagonista di questo piccolo manuale di scetticismo e libertà intellettuale non coincida perfettamente con quello dell'autore.

Nessun problema: l'importante è che coincide perfettamente col mio.

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