«Siamo tuoi già dal prologo» scrive una fan su Twitter a Sophie Morgan, autrice di Diario di una sottomessa. La storia vera di un risveglio sessuale, romanzo autobiografico appena uscito per Bompiani (pagg. 336, euro 15) e presentato al mondo come «A real-life Fifty Shades of Grey». Come dire, se qualcuno si è divertito a scrivere la trilogia di una studentessa irretita da un fan del bondage, io la vivo tutti i giorni, e vi dico come stanno le cose (anche se la prima edizione del libro, che raccoglieva i post del blog dell'autrice, era uscita ben due anni fa, senza sconvolgere nessuno).
Ma il fatto è che, proprio fin dal prologo, la sottomessa Sophie Morgan, «giornalista trentenne che vive nel sud est dell'Inghilterra» e che ha preferito mantenere l'anonimato celandosi dietro uno pseudonimo e restandoci (continua a sostenere che genitori e colleghi non ne sanno nulla, perché la sua è sottomissione vera, mentre il marito di E.L. James spiattella al Guardian come lui sia riuscito a scrivere il suo primo romanzo nonostante lei), non sembra affatto rivolgersi a un pubblico di lettrici, come invece è accaduto per Cinquanta sfumature. È un piano sequenza di umiliazione sessuale - una scena di strada in cui lui la costringe alla fellatio e quando è certo di averne il controllo, la porta a casa a godere davvero - il prologo, che, sì, conquista, ma nel farlo invoca uno sguardo prepotente e maschile, chiede l'approvazione del padrone e fotografa una femmina oggetto che si lascia fare anche solo per farsi guardare, anche solo per poi raccontarlo. Impossibile non pensare a Catherine Millet e ai suoi resoconti orgiastici dettagliati solo di crudi sostantivi. «Non sono una pervertita», sostiene nella sua confessione l'autrice. E poi: «Sono una femminista. Indipendente. Capace. Ho il controllo della situazione. Per qualcuno potrebbe sembrare incoerente con le mie scelte sessuali, con le cose che mi fanno godere. Per un periodo mi è sembrato stridente. Anzi, a volte è ancora così, ma sono giunta alla conclusione che esistano cose molto più importanti di cui preoccuparsi».
La filosofia nel boudoir di Sophie è dimostrare che sa ciò che fa, che anzi è un suo diritto dimostrarlo nelle prime dieci pagine. Quasi a sgravare il maschio lettore da ogni senso di colpa e da ogni pensiero su un impossibile finale felice: qui la storia non prenderà quella brutta piega romantica che ha fatto il successo globale di Mr. Grey. Sophie racconta la sua iniziazione, le punizioni corporali di piccina, il primo bacio che le piace sul serio - quello in cui il ragazzo la tiene saldamente e dolorosamente per la coda di cavallo - il primo morso, la prima sculacciata con una spazzola per capelli (esiste una sottomessa senza capelli ribelli? Vedi incipit di Cinquanta sfumature). Ma superata pagina 36, in cui la fusione bruciore-dolore-adrenalina è compiuta, Sophie diventa definitivamente una scrittrice per maschi, una per cui pianto e rabbia per le umiliazioni sessuali sono inferiori al desiderio di mettere la soddisfazione di lui «al centro del proprio mondo». Se intervistata, rigorosamente al telefono, la Morgan cerca di spiegarsi - e a volte, in modo goffo, di scusarsi, specie con le rappresentanti del suo sesso. «È triste dirlo, ma le donne come me sono stigmatizzate.
Essere una sottomessa è giudicato politicamente scorretto. Eppure la mia scelta è solo una parte della mia personalità, come la passione per le borsette, la caffeina e lo Scarabeo». Accidenti: sesso e amore separati e in più, sesso vince. E se Miss Morgan fosse un Mister?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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