«Ogni atto di creazione è, prima di tutto, un atto di distruzione». Lo ha detto uno che ha creato e distrutto tutto. Pablo Picasso (1881-1973).
Facile raccontare la storia di un genio attraverso le sue massime, le battute celebri, le intuizioni fulminanti (anche perché spesso sfiorano il nonsense, o si contraddicono una con l'altra, a volte sono addirittura inventate: sono riferite da altri, o manca del tutto la fonte). Ma, se fatta con cura e con una ricca bibliografia, diventa un'operazione intelligente, che dice molto dell'uomo e sull'uomo che le ha dette. Ecco perché è molto curiosa e utile la piccola antologia di «aforismi d'arte» di Pablo Picasso, L'immaginazione al potere (Clichy), curata da marco Fagioli e che contiene frasi fulminanti - e, appunto, creative e distruttive - del pittore spagnolo, insieme a brani di lettere e a una serie di foto poco viste (ce n'è una, meravigliosa, con Brigitte Bardot, del '55, e una con cappello e pistola, e iconica maglietta a righe, regalatigli da Gary Cooper, nella Cannes del '58). Suddiviso per temi, il libro ci racconta «Arte», «Vita», «Passioni» e «Il mestiere di pittore» di Picasso, attraverso le parole dello stesso Picasso. Il quale ci spiega l'impossibilità di capire l'arte («Non dipingo ciò che vedo, dipingo ciò che penso»), il mistero del gesto artistico («Se si conosce esattamente quello che si sta per fare, a che scopo farlo? Se lo si sa, non ha alcun interesse. Meglio fare qualcos'altro»), sul potere, e i pericoli, dell'arte («Si potrebbe adottare per l'artista il paradosso che niente è più pericoloso degli strumenti di guerra nelle mani dei generali. Allo stesso modo, nulla è più pericoloso della giustizia nelle mani dei magistrati, e di un pennello nelle mani di un pittore»). E soprattutto ci dice il suo sogno più grande, irrealizzato e irrealizzabile: «Quel che vorrei dipingere è una corrida com'è veramente. Vorrei dipingerla come la vedo.
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