Un altro "cubo" a Venezia Ora si muova il ministro

Piazzale Roma si "adornerà" di un nuovo mostro di cemento approvato da tutti gli organi (in)competenti: uno scandalo

Un altro "cubo" a Venezia Ora si muova il ministro

Venezia. A centro metri dal mostro sul Canal grande barbaramente offeso dall'architetto cacatore sta per essere costruito, con regolare autorizzazione, un mostro bis che si affaccia sul canale della Fondamenta dei Tabacchi a pochi passi dal Canal grande. Ne vediamo, nelle immagini che mi sono pervenute, il delizioso prospetto di tre piani, con un aggetto della pseudologgia su vezzosa parziale estensione, in una simulazione dell'orrore.

È un voluminoso edificio, di consueto taglio neofascista, che si prolunga fino alla parte posteriore su Piazzale Roma, affianco dell'ottocentesco palazzo delle Assicurazioni Generali. L'architettura naturalmente riprende il modulo cubista (che sembra obbligatorio) del «prototipo» e, con soluzione totalmente inespressiva, sostituisce il piccolo edificio a un piano divenuto garage dietro il quale si vedeva la ciminiera della Manifattura Tabacchi. Il nuovo edificio sorgerà (sorgerebbe) su un'area di proprietà del Comune che mostra in tal modo di «rispettare» la città di Venezia subordinandone la salvaguardia dell'esistente a misteriose inesistenti necessità.

È previsto, come si vede, l'abbattimento del piccolo corpo che si affaccia su Piazzale Roma sostituito dall'inespressivo cubo con visione angolare su colonna di cemento armato e i tre piani articolati con finestre di diversa apertura, culminanti in uno spuntone di vetro a base triangolare che poggia su un'altra architettura a un piano, di mattoni, miracolosamente preservata con gesto gentile. Tutta l'area della Manifattura Tabacchi appare sfigurata dal nuovo edificio, contemporaneamente velleitario e inespressivo nel forzato dialogo tra laterizio e pietra. Ma il pesante intervento rivela totale indifferenza per la dimensione pittoresca del sopravvissuto industriale, la cui desolazione si sviluppava orizzontalmente su un solo piano, mentre la nuova costruzione pretenziosa ha la consueta miseria delle architetture statali e parastatali per scuole, uffici, enti di assistenza, come si possono vedere in tutte le periferie del dopoguerra. Venezia non esiste, nel suo spirito e nella sua aura, nei cervelli di nomina politica della commissione di salvaguardia che autorizza orrori, in nome di false necessità e false utilità, ignorando il bene e il bello come se dovessero essere prevalenti i valori dello pseudoutile.

Il nuovo insensato edificio, forse pensato come hotel, sarà presto inutile. Non troverà acquirenti, se mai li cercherà, e sarà destinato a uffici comunali per impiegati nullafacenti, senza neppure l'alibi che ha, con ostinazione, mosso alla costruzione del raddoppio dell'albergo Santa Chiara. Qui è perfino difficile capire quale sia la finalità e la destinazione di questa triste e modesta architettura, come sempre nata nell'equivoco della facoltà di Venezia dove non si insegna a rispettare la storia ma a violentarla. Gli uffici comunali, la soprintendenza, tutti insieme allegramente, nella commissione di salvaguardia, hanno fatto passare questo mortificante progetto, brutto in qualunque periferia di qualunque anonima città europea, e per questo inflitto a Venezia.

Vorrà ora il Mibact, attivando la locale soprintendenza, riprendere in mano le carte e, in nome prima della sostanza che della forma, contro ogni legittimazione di commissioni e tribunali, imporre un

veto? Stabilire una moratoria, perché non si continuino a costruire orrori che umiliano Venezia? La città è patrimonio dell'umanità, o è ostaggio di politici, geometri, architetti, falsi tecnici incompetenti e indifferenti?

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