«Amo i draghi ma sono un nano»

«Amo i draghi ma sono un nano»

Enfant prodige della fantasy contemporanea, Christopher Paolini ritorna in Italia per il Salone del Libro di Torino (da domani a lunedì 14 maggio), di cui sarà ospite sabato. L’autore statunitense è il più giovane autore di bestseller del mondo (il primo libro lo scrisse a 15 anni) e ha totalizzato con il Ciclo dell’Eredità composto da Eragon, Eldest, Brisingr, Inheritance (tutti editi in Italia da Rizzoli) oltre 32 milioni di copie. Nei prossimi giorni Paolini sarà anche il primo scrittore la cui intera opera sarà disponibile in un solo e-book. Al Salone Rizzoli lancia infatti un unico libro digitale con i quattro romanzi al prezzo di 35,99 euro. «Sono favorevole a tutto ciò che può incentivare la lettura - spiega Paolini -. Non sono un gran lettore di e-book, preferisco i libri di carta ma sono contento della loro diffusione. L’importante è che gli autori ricevano il giusto compenso per il loro lavoro».
Quanto è stato complicato chiudere il Ciclo dell’Eredità?
«È stato difficilissimo mettere la parola fine. È stata un’esperienza lavorativa ed emotiva incredibile. Quando sono arrivato a scrivere l’ultima riga di Inheritance ho avuto come un collasso. Ho dovuto interrompere il lavoro e ho potuto riprenderlo solo due mesi dopo. Ho riletto quanto avevo scritto e solo quando ho aggiunto nell’ultima pagina la parola “dark” mi sono accorto di avere concluso».
Ma com’è nata la sua saga?
«Non sono mai andato a scuola ma sono stato educato dai miei genitori in casa e così mi sono diplomato a soli 15 anni. D’un tratto mi sono trovato senza avere nulla da fare... Mi è capitato così di leggere un libro di Bruce Coville che parla di draghi e che racconta di un bambino che acquista un uovo di drago in un negozio di robivecchi. Ho cominciato a farmi domande su come sarebbe stato un mondo con i draghi, poi mi sono chiesto che cosa avrei fatto io con un uovo di drago. E da queste domande sono scaturiti i successivi 14 anni che ho dedicato alla stesura dei miei libri».
Come si spiega il grande successo attuale di un genere come il fantasy?
«Il fantasy è un genere che ha sempre avuto successo e che è stato interpretato secondo gli schemi più diversi. Pensate all’Iliade, all’Odissea, al Ciclo di Gilgamesh, ma anche alla Bibbia. Possiamo dire che gli uomini, sino all’avvento della rivoluzione industriale, hanno amato leggere storie mitiche e fantastiche. E oggi il fantasy continua a essere un genere di successo perché grazie alla computer graphic e alle nuove tecnologie rappresenta in maniera incredibile certi mondi e certe creature fantastiche. Un film come Il Signore degli Anelli di Peter Jackson è stato un apripista in questo senso, seguito poi da Harry Potter, Le Cronache di Narnia e lo stesso Eragon. Persino un film di supereroi come The Avengers, che adesso è in cima alle classifiche mondiali, è un bell’esempio di fantasy».
E la sua passione per i draghi?
«Fin da bambino mi sono sempre piaciuti i dinosauri. E per i bambini è spesso difficile distinguere un drago da un dinosauro. È vero che i draghi volano e sputano fuoco, ma per il resto fisicamente assomigliano ai dinosauri. Hanno un legame suggestivo con la terra e sono meno eterei di creature come gli unicorni. Inoltre aver creato un drago come Saphira mi ha permesso di instaurare un rapporto speciale fra lei ed Eragon: ragionano come una persona sola, visto che sono in contatto telepatico. Il mio drago è un amico fedelissimo che appare sempre quando ne ha bisogno il suo cavaliere e divora volentieri tutte le persone antipatiche o cattive che si presentano sul loro cammino».


A quale delle sue creature si sente più affine?
«Non vorrei essere nessuno dei miei personaggi, ma se proprio dovessi scegliere una categoria nella quale inserirmi direi quella dei nani, perché sono i più longevi e quelli dotati di maggior senso dell’umorismo».

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