Andre e Zlatan campioni senza racchetta e palloneIl fenomeno dei divi che si raccontano

Open (Einaudi Stile Libero) di Andre Agassi è stato uno dei casi editoriali dell'anno. Viaggia oltre le 200mila copie, ed è entrato a più riprese nella top ten dei libri più venduti. Il tennista statunitense, 21 anni di carriera, mille partite, è uno dei sette giocatori al mondo ad aver vinto 4 titoli del Grande Slam. Il libro di Agassi è in grado di conquistare anche il lettore del tutto disinteressato ai problemi del serve and volley. Andre racconta infatti una storia universale di frustrazione e di senso di inadeguatezza di fronte agli eventi, inclusi quelli trionfali. Gli altri tennisti, dopo aver vinto un torneo del Grande Slam, si sentono «elettrizzati». Agassi invece la prende così: «Io non credo che Wimbledon mi abbia cambiato. Anzi, ho la sensazione di essere stato messo a parte di un piccolo, ignobile segreto - vincere non cambia niente. Adesso che ho vinto uno slam, so qualcosa che a pochissimi al mondo è concesso sapere. Una vittoria non è così piacevole quant'è dolorosa una sconfitta». Anche Io, Ibra (Rizzoli) del calciatore svedese Zlatan Ibrahimovic è stato un grande successo di vendite. Merito dell'approccio poco convenzionale alla materia perché estremamente sincero.

Il centravanti racconta un'infanzia difficile, da escluso, e la scalata al successo all'insegna dell'individualismo. Efficacissimi i ritratti dei colleghi. Sia quelli demolitori (Guardiola e l'intero Barcellona) sia quelli commossi o amichevoli (Moggi e Capello).

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