Cultura e Spettacoli

Il sesso non è un tabù

Tre ragazze polacche studiano per creare un'app che aiuti le donne a raggiungere l'orgasmo. Avranno successo?

Il sesso non è un tabù. Alla scoperta di Sexify

Un detto famoso diceva "l’attesa è essa stessa piacere". Vero, ma non sempre. La teoria crolla quando si parla di sessualità: in questo contesto indugiare può diventare quasi controproducente. Se qualcosa non va, diventa necessario intervenire. "Spesso si pensa erroneamente che il sesso sia un aspetto naturale, che tutti lo fanno e tutti lo sanno fare. Invece la sessualità è un comportamento che quindi si apprende bene o male", ha spiegato a ilGiornale.it Roberta Rossi, sessuologa dell’Istituto di Sessuologia Clinica di Roma e autrice del libro "Vengo prima io. Guida al piacere e all'orgasmo femminile", edito da Fabbri Editore.

Questo è il messaggio che si nasconde anche dietro la visione di "Sexify", una serie tv uscita a fine aprile su Netflix, che indaga il mondo del sesso, visto con occhi femminili. Precisamente quelli di Natalia, Paolina e Monika, tre ragazze diverse, con storie ed esigenze differenti. "Sexify" è stata accolta bene in Italia ed è tra le serie più viste sulla piattaforma streaming ormai da quasi un mese.

Il prodotto vorrebbe emulare il successo di "Sex Education", ma la meta è molto più in alto. Si parla di donne, sesso, orgasmo, relazioni di coppia e problemi sotto le lenzuola senza tabù ma con leggerezza. Una simile impresa era stata tentata solo in "Sex and the City", forse la prima serie tv di successo a parlare di sessualità femminile, sebbene non fosse l’unico tema trattato. All’epoca ha fatto così tanto scalpore che Anna Pettinelli ha condotto una trasmissione sulla serie. "In studio c’erano una sessuologa e un sociologo", ha detto Roberta Rossi.

Sono, però, entrambe fiction americane. Questa storia, invece, arriva dalla Polonia, paese dell’est Europa, cattolico come l’Italia.

La trama di Sexify

Natalia ha 23 anni, è cresciuta in una famiglia matriarcale, in cui l’amore rappresenta solo una distrazione. Studia informatica all’università di Varsavia e si paga gli studi aggiustando pc. Per aggiudicarsi il primo premio a un concorso indetto dal Ministero, è alle prese con l’invenzione di un’app che possa sbaragliare la concorrenza. Deve essere accattivante e abbracciare un ampio bacino d’utenza. La risposta arriva subito: l’app deve riguardare il sesso, precisamente l’orgasmo femminile. C’è solo un problema: Natalia è vergine e non sa nulla sull’argomento.

Proprio per questo arrivano in suo aiuto le amiche Paolina e Monika, apparentemente più esperte. La prima è cresciuta in una famiglia ultra-tradizionale cattolica, lei stessa è credente e praticante, ha una relazione stabile, che però vive passivamente e non la soddisfa. Monika, invece, è la tipica ragazza ricca e viziata, disinteressata allo studio e al lavoro, innamorata dell’ex, che però vorrebbe dimenticare dopo esser stata tradita. Per farlo va a letto con molte persone, collezionando solo una serie di finti momenti di "piacere". Questo fa infuriare il padre, un ricco imprenditore polacco, che vorrebbe vedere la figlia "sistemata". Del parere contrario sua madre, Joanna, che desiderera semplicemente la sua felicità. Joanna è una guida spirituale per tutte le donne che vogliono conoscere se stesse e il proprio corpo. Riesce a dialogare con tutti, tranne con sua figlia.

Per creare l’algoritmo dell’app, le ragazze portano avanti una minuziosa indagine statistica, a seguito della quale capiranno che il sesso è qualcosa di assolutamente non prevedibile e calcolabile.

"Il piacere è una dimensione complessa del nostro essere. È come una torta: se manca qualche ingrediente non esce fuori ciò che si desidera - ha commentato Roberta Rossi -. L’orgasmo femminile rappresenta il raggiungimento dell’apice del piacere, ma come tutto il resto della sessualità è mediato da altri fattori, come quelli individuali e legati alla salute, di contesto, di relazione".

La protagonista, Natalia, è vergine e non si è mai "avventurata" alla scoperta del suo corpo. È una cosa comune tra le ragazze?

"Molto meno rispetto a prima, ma ancora sì. Si parla in modo divertente della questione per i ragazzi, ma la masturbazione femminile continua a essere un argomento tabù. Già la parola evoca qualcosa di poco lecito. Ci sono donne che esplorano il loro corpo, nonostante questo. Altre si sentono molto a disagio, quindi rinunciano o lo fanno con poca consapevolezza. Il mio non è un inno alla masturbazione, è un discorso legato alla ricerca del piacere ma anche alla scoperta di se stessi. Tutto il corpo è coperto da recettori e può essere visto come una zona erogena. Invito le mie pazienti a esplorare tutte le parti del corpo e della mente. Cose molto stimolanti per alcune, possono non esserlo per altre. Conoscersi serve a capire dove e come essere toccate. È importante anche per la sessualità di coppia: il partner, essendo magari di sesso opposto, non può capire come 'funzioniamo'".

Nella serie si parla anche della famosa “finzione” dell’orgasmo. Perché la donna lo fa?

"L’orgasmo è spesso inteso come un regalo. Quindi se non avviene, è come se si dicesse al compagno che non è 'bravo'. Invece, alcune donne sono soddisfatte pur non raggiungendo il massimo grado del piacere, perché hanno comunque una bella intesa sessuale con il partner. Però magari fingono per 'tenerlo contento'. Altre lo fanno perché si sentono inadeguate e diverse dalle altre donne".

Paolina ha una relazione stabile e duratura, ma vive il suo rapporto passivamente, anche sotto le lenzuola. Accade spesso e perché?

"Certo. La comunicazione, anche a tema sessuale, è uno dei fattori più importanti all’interno della coppia. Se non c’è, manca un pezzo. Quando la donna si conosce e sa quali sono le condizioni che la rendono più coinvolta, deve poi imparare a comunicare. Ora parliamo di sessualità al femminile, ma lo stesso vale anche per l’uomo. Dietro questa mancanza di dialogo, c’è spesso un’educazione molto rigida, in cui non si è mai parlato di sessualità sia in famiglia sia con gli amici".

Paolina ha ricevuto un’educazione rigida. Viene da una famiglia credente. La Polonia è un paese cattolico, come l’Italia… La religione è tra quei fattori che possono influenzare la sessualità?

"Avere un’educazione religiosa molto rigida può condizionare. E non parlo solo di quella cattolica: ci sono diversi popoli in cui la religione gioca un ruolo importante. Si viene educati con certi valori e principi e la sessualità rimane fuori oppure vengono date una serie di indicazioni che fanno sì che non sia vissuta liberamente. Nel caso della religione cattolica, ad esempio, la sessualità deve essere condivisa all’interno di una relazione stabile, possibilmente tra due partner sposati. Non scordiamo, però, l’altro lato della medaglia: gran parte dell’educazione alla sessualità e all’affettività spesso viene da associazioni religiose. Ma ovviamente danno la loro impostazione. In Italia pecchiamo ancora sul discorso dell’educazione sessuale".

A livello scolastico?

"Sì. Purtroppo in Italia non si è ancora riusciti a fare una legge che consenta l’educazione alla sessualità e all’affettività nei vari gradi di scuola. Ci sono delle materie che trattano la sessualità di sguincio. In quasi tutti i paesi dell’Unione Europea ci sono delle materie scolastiche che parlano di questo. Più volte la Comunità europea ci ha invitato a metterci al passo. Nel 2019 la Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica, di cui faccio parte, e il Ministero della Salute, hanno lavorato per poter riadattare le indicazione dell’Oms sull’educazione sessuale alla situazione italiana. Era nato un documento ben fatto a detta di tutti. Poi è caduto il governo ed è iniziata la pandemia e il progetto è finito in un cassetto. Detto questo, anche le famiglie hanno un ruolo importante".

Nella serie si vedono due esempi agli antipodi: la famiglia di Paolina è troppo rigida, quella di Monika troppo aperta. Entrambe le ragazze non vivono serenamente la loro sessualità e affettività. Quindi un genitore come deve approcciare questi argomenti con suo figlio?

"Bisogna trovare la giusta distanza tra la libertà a tutti i costi e l’essere totalmente chiusi. L’essere disinvolti può mettere in imbarazzo i figli, perché i ragazzi possono avere i loro pudori riguardo la sessualità e vanno rispettati. Al contrario, non aiuta nemmeno essere così tanto chiusi da voler cambiare canale ogni volta che c’è una scena di sesso di tv. Ci sono molte occasioni per poter parlare. Gli stessi figli fanno tante domande e gli adulti devono rispondere, perché se cambiamo argomento facciamo capire al bambino che di quella cosa non si può parlare. Rischiamo di fare mala-educazione".

Una delle prime domande che il bambino fa immagino sia: "Come nascono i bimbi?", magari quando vede che sta per arrivare un fratellino…

"Esatto. Un tempo ci accontentavamo di risposte del tipo 'li porta la cicogna' oppure 'si trovano sotto al cavolo'. Ma oggi i bambini sono più svegli e hanno bisogno di risposte adeguate alla loro età. Chiaramente se il bambino è piccolo non entreremo troppo nei dettagli, spiegando come funziona il ciclo mestruale di una donna. La nuova pedagogia va in questa direzione: è necessario essere chiari con i bambini e dare informazioni corrette, affinché possano comprendere anche cose che noi crediamo essere difficili".

Quali sono i rischi di una mancata educazione sessuale?

"Il primo rischio è quello di un’inibizione nei confronti della sessualità. Il sesso è una libera scelta, una forma di piacere, e un aspetto riconosciuto dall’Oms per il benessere generale. Ma se una persona è totalmente inibita a causa della sua educazione, si perde la possibilità di poter star bene con se stessa. Il secondo rischio è che non avendo informazioni da persone attendibili, i bambini e i ragazzi possano appoggiarsi alle notizie ricevute dagli amici o da internet, che non sono sempre corrette. I ragazzi si potrebbero trovare ad avere il loro primo approccio con ancora più dubbi e incertezze.

Magari sanno che esistono le malattie sessualmente trasmissibili ma non sanno indossare un profilattico oppure non credono di doverlo mettere dall’inizio del rapporto affinché sia efficace".

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