Storia d'assalto

Il duello che avrebbe cambiato il mondo di oggi

Nel 1916 Ataturk rifiutò il comando delle truppe turche intente a domare la rivolta in Arabia. Dove la storia avrebbe potuto riservare un confronto diretto con Lawrence d'Arabia.

Ataturk e Lawrence, il duello che avrebbe cambiato il Medio Oriente

Mustafa Kemal Ataturk è ricordato e, spesso inopportunamente, presentato in antitesi all’attuale presidente Recep Tayyip Erdogan come padre della Turchia contemporanea succeduta all’Impero ottomano. Uno dei padri non solo della Turchia ma anche del Medio Oriente contemporaneo, visto in prospettiva.

Un'altra figura fondamentale che operò sul campo opposto rispetto a Mustafa "Pascià" ai tempi della Grande Guerra fu Thomas Edward Lawrence, passato alla storia come "Lawrence d'Arabia", l'organizzatore e il condottiero della Grande rivolta araba che contribuì a destabilizzare l'Impero Ottomano dall'interno e a aprire alla Gran Bretagna la porta della regione, sempre più strategica per il suo ruolo nelle dinamiche energetiche globali e nei collegamenti intercontinentali.

Ebbene, inconsapevolmente, ben prima che la storia incidesse a caratteri cubitali i loro nomi tra i grandi del Novecento, Ataturk e Lawrence avrebbero potuto trovarsi a combattere direttamente. In uno scontro che avrebbe potuto riscrivere i destini personali di uno dei due, forse di entrambi, in prospettiva della regione intera.

Accadde sul finire del 1916, quando il governo imperiale di Costantinopoli propose a Ataturk la possibilità di comandare l’armata turca impegnata nell’Hegiaz a domare la rivolta araba. Il rifiuto di Ataturk a darsi disponibile per un’azione di controguerriglia impedì un incontro storico con Thomas Edward Lawrence che avrebbe rappresentato un duello di portata storica.

L’autorevolezza del “Pasha” Ataturk non sarebbe stata, dopo la fine della Grande Guerra, la stessa se il comandante della rivoluzione repubblicana turca non avesse potuto uscire con onore della disfatta nel conflitto da combattente invitto nelle varie battaglie e consolidare ulteriormente la sua fama negli anni successivi al 1918, segnato dall’armistizio di Mudros e dall’occupazione alleata di Costantinopoli. Da Gallipoli fino agli ultimi giorni di conflitto, passati affrontando nella zona di Aleppo le truppe dell'Intesa, Ataturk non ottenne un singolo insuccesso in battaglia, includendo nel computo anche le sfide con le truppe russe nel Caucaso.

Parimenti, Lawrence fu audace e geniale condottiero che innovò al deserto l'arte della guerriglia. La prese di Aqaba, fortezza ottomana sul Mar Rosso espugnata con un raid dalla terraferma compiuta dalle truppe cammellate sbucate nel deserto bruciato dalla calura estiva nel 1917, fu indubbiamente facilitata dall'incapacità dei comandanti ottomani di contrapporre alla rivolta una strategia efficace.

Come avrebbe potuto cambiare il destino della rivolta se ad affrontare Lawrence fosse stato proprio il futuro presidente della Turchia postbellica? La storia non si fa con i se e con i ma. Tuttavia, porsi una domanda del genere è lecito alla luce del fatto che Ataturk ben conosceva le dinamiche della guerriglia avendole applicate lui stesso pochi anni prima, nella difesa della Tripolitania e della Cirenaica ottomane: Ataturk si distinse con onore nella guerra combattuta dagli Ottomani contro l’Italia in Libia tra il 1911 e il 1912, comandando le unità nella zona di Derna, organizzando la guerriglia e la resistenza delle tribù locali, dopo aver anticipato Lawrence d’Arabia attraversando l’Egitto britannico vestito con gli abiti tribali tradizionali per poter far la spola con la madrepatria. Il 18 ottobre 1912, alla firma dell’armistizio con l’Italia, Derna fu consegnata senza esser stata espugnata sul campo.

Come Lawrence, Ataturk capì che l'errore principale degli ottomani nei confronti delle tribù arabe era la loro volontà di porre esplicitamente il ceppo turco come dominante a scapito degli abitanti delle province dominate dalla Sublime Porta. Nazionalista panturco, Ataturk capì che per comandare con efficacia la difesa delle roccaforti libiche avrebbe dovuto inevitabilmente conquistare la fiducia dei leader locali. Il Gazi non esitò a stringere patti di ferro con la tribù dei Senussi, a promuoverne le pratiche sufi nelle bande di irregolari poste al suo comando, a vestire con gli abiti tradizionali per conquistare il loro consenso: tutte dinamiche che Lawrence avrebbe applicato nei deserti arabi.

Prima di Lawrence, il comandante turco portò all'innovazione l'arte della guerra nel deserto, fatta di movimenti sotto traccia, di spostamenti notturni, di dinamiche simili a quella della guerra navale, in cui avanzate e ritirate hanno senso nel quadro di una strategia complessiva che non mira esclusivamente al controllo del territorio. E, ancora, prima di Lawrence, Ataturk seppe capire il peso politico del riconoscimento di una causa nazionale per sostenere la coesione con truppe "straniere" da parte delle tribù arabe. Il Feisal, sceriffo della Mecca, di Ataturk fu Seyid Ahmed Senussi, zio del futuro re di Libia Idris I.

Vi è dunque da pensare che lo scontro avrebbe, in un certo senso, segnato i destini della regione. Ataturk era statista e uomo d'armi e non avrebbe esitato a cercare di isolare il guerrigliero Lawrence politicamente, mirando a creare un nuovo consenso con gli Arabi soggetti a Costantinopoli. Campo in cui il fallimento ottomano fu, alla prova dei fatti, totale, spianando la strada alla dissoluzione del dominio turco nella regione.

Se in una contesa del genere a prevalere fosse stato Mustafa Kemal, difficilmente la causa araba avrebbe potuto svilupparsi con la stessa dinamicità e si sarebbe potuto arrivare con eguale velocità alla spartizione del Medio Oriente imposta dopo la fine dell'Impero ottomano da francesi e britannici. Vincendo contro Ataturk, invece, Lawrence avrebbe potuto togliere al futuro "Padre dei Turchi" ed eroe nazionale l'aura di invincibilità in battaglia su cui Mustafa Kemal fece presa quando guidò la rivoluzione contro le condizioni punitive imposte dal Trattato di Sevres e la riconquista completa dell'Anatolia, sede della Repubblica di Turchia postbellica. In entrambi i casi, questa ucronia avrebbe cambiato decisamente gli assetti mediorientali per come li conosciamo. Visto dall'ottica dell'Ataturk politico, l'aver rifiutato di domare la ribellione nell'Hegiaz e di sfidare Lawrence fu la decisione, col senno di poi, migliore in quando accelerò il progetto di "turchizzazione" dell'Anatolia, catalizzato dalla disfatta bellica a cui Lawrence diede un contributo fondamentale. Ma vista con l'occhio del soldato la scelta fu, dal punto di vista del futuro leader della Repubblica turca, un errore. Kemal uscì invitto da una guerra persa. E questo nessun comandante può definirlo un trionfo, se non dal punto di vista dell'onore personale. Le sabbie del Medio Oriente avrebbero potuto, in tal caso, decidere di consegnare solo uno dei due nomi all'epoica della storia del Novecento.

Su cui militarmente le figure di Ataturk e Lawrence ancora oggi troneggiano.

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