
Dalle Ong, in particolare da Sea Watch, arriva un nuovo attacco all'Italia colpevole, a loro dire, di aver fermato ingiustificatamente l'aereo da ricognizione Sea Bird. Stavolta il blocco è arrivato l'Enac, l'Ente nazionale dell'aviazione civile, la quale ha imposto 20 giorni di fermo, il primo in assoluto per gli aerei delle Ong. A dare l'annuncio è, ancora una volta, l'Ong tedesca, che tramite i suoi social ha reso noto che "dopo che la scorsa settimana il nostro aereo da ricognizione Seabird 2 ha documentato l’ennesimo caso di omissione di soccorso, costato la vita a due bambini e una persona adulta, oggi Enac ci notifica il fermo amministrativo di Seabird 1 per 20 giorni".
L'intento di collegare quello che loro definiscono "omissione di soccorso" con il fermo dell'aereo è chiaro, nonostante non esistano evidenze. Fa tutto parte della strategia comunicativa dell'organizzazione e dei tentativi di mettere sotto accusa le organizzazioni statali, in questo caso l'Enac, in altre occasioni è stato il governo o le autorità di soccorso. Questo è dimostrato da quanto da loro stessi dichiarato, perché nella comunicato sottolineano che "nella nota si fa riferimento a violazioni del 30 giugno. Siamo curiosi di saperne di più e di scoprire qual è, questa volta, il pretesto per tenerci lontani da chi ha bisogno di aiuto. Come al solito, non paga chi commette violazioni dei diritti umani: paga chi le denuncia".
È un modus operandi noto quello dell'organizzazione, che ha annunciato anche di star "valutando con i nostri legali come opporci a questo ennesimo, pretestuoso provvedimento. Torneremo a volare già nei prossimi giorni con i nostri altri aerei" e che non manca di fare la questua con i propri follower chiedendo di aiutarli "a sostenere queste spese legali". Nel maggio del 2024, quindi oltre un anno fa, l'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile ha disposto "l'nterdizione all’operatività dei velivoli e delle imbarcazioni delle ONG sullo scenario del Mare Mediterraneo centrale".
Il dispositivo, che ha un'ancoraggio alla Convenzione internazionale SAR, Search and Rescue di Amburgo il 27 aprile 1979 e alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare - UNCLOS, oltre che al decreto del Ministro delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili numero 45 del 4 febbraio 2021, sottolinea che "il Soggetto istituzionale titolato ad intervenire e a coordinare l’attività SAR, tramite il Rescue Coordination Center (RCC) o i Rescue Sub Centre designati (RSC), è il Comando Generale della Guardia Costiera".