Gli autori più influenti? Sono quelli che non esistono

Gli autori più influenti? Sono quelli che non esistono

Esiste un Dizionario dei luoghi letterari immaginari (Utet, 2007), che censisce tutte le città, i castelli, le isole e i paesi inventati da poeti, filosofi e romanzieri, dalla contea di Yoknapatawpha di William Faulkner alla Metropolis di Superman. Esiste un Dizionario delle lingue immaginarie (Zanichelli, 2011) che registra tutti i linguaggi e i dialetti creati a tavolino dagli scrittori, dagli idiomi della Terra di Mezzo di J.R.R. Tolkien al Klingon parlato dagli alieni di Star Trek. Ed esiste il Catalogo ragionato di libri introvabili (Zanichelli, 2003) che elenca tutte le edizioni assurde, mai pubblicate, false e inesistenti citate in letteratura, dal Necronomicon che H.P. Lovecraft attribuisce al misterioso Abdul Alhazred al celebre Sporgendosi dalla costa scoscesa di Ukko Athi citato da Italo Calvino in Se una notte d’inverno un viaggiatore.
E se la letteratura è in grado di creare mondi, lingue e libri, perché non può dare vita anche ad autori inesistenti, con tanto di profilo biografico, bibliografia e fortuna critica?
E così è nata una gigantesca opera d’immaginazione collettiva, l’Enciclopedia degli scrittori inesistenti (Homo scrivens, pagg. 592, euro 20), un repertorio di 500 schede di romanzieri, poeti e saggisti che non sono mai esistiti, autori di opere che nessuno ha mai letto, ma che sarebbe molto interessante sfogliare. Come l’enigmatico drammaturgo Giuliancarlo Orfizi, di Abbiategrasso, vissuto tra Otto e Novecento, le cui commedie sono rimaste inedite e poi andate perse, ma i cui frammenti sopravvissuti fanno gridare al genio. O come il poeta umanista Marsilio Areburio, la cui opera, se non fosse stata censurata dalla Chiesa, avrebbe cambiato la storia della letteratura italiana...
Curata da Giancarlo Marino e Aldo Putigliano, e realizzata da un team di circa duecento tra scrittori e giornalisti (questi sì esistenti), l’Enciclopedia mette in ordine alfabetico, dalla A di Abel Herman Aabaco (poeta finlandese settecentesco, tra i più noti della sua epoca, poi travolto da un’antipatica accusa di plagio, e quindi finito nel dimenticatoio) alla Z di Zuvel Alves de Almeida Glauco Bernardino (mistico ed enologo brasiliano morto nel 1864, tra i massimi esponenti del noncognitivismo teologico), mezzo migliaio di autori, completamente falsi ma assolutamente verosimili - così come deve fare la Letteratura - che attraversano tutte le epoche e tutte le culture, dalla preistoria ai robot-scrittori del futuro, passando per lo Stilnovo e le avanguardie. Il tutto con criteri biblioteconomici rigorosissimi. In più, un’appendice dedicata a improbabili movimenti letterari, figure retoriche inesistenti, riviste mai date in stampa, opere d’incerta origine e classificazione, fiere del libro fasulle e premi letterari fittizi (eppure, come sempre, molto gettonati).
A cosa serve questo libro? A niente. Come la Poesia e la Letteratura, peraltro.
Dagli pseudobiblia agli pseudoscriptores, ecco srotolarsi davanti agli occhi del lettore una mappa frastagliata e sconosciuta di un universo editoriale - parallelo e parodistico - che non è mai esistito e che mai esisterà, e per questo ancora più attraente, dal punto di vista letterario, bibliofilo e critico. C’è Adamo, primo Uomo e primo scrittore, che affidava i propri pensieri, incidendoli con rametti di ibiscus, alle foglie di banano (da cui il termine «sfogliare») della cui paternità si appropriò poi Eva. C’è Ventosino De Turribus, poligrafo salentino di fine ’700, che dedicò vita e ingegno allo studio dei fenomeni meteorologici (le sue strampalate teorie sono affidate al trattato, rarissimo, Le nuvole nel pozzo, stampato a Lecce nel 1794). C’è l’architetto e scrittore distruzionista giapponese Hosin Moro (Osaka 2011 - Vienna 2048), figlio di un serial killer e di una clarissa, giunto al successo con il bestseller pubblicato negli Stati Uniti nel 2040 Tagliare i ponti di Madison County. C’è Paolina Leopardi, sorella minore del più noto Giacomo, unica figlia femmina del conte Monaldo (fin qui tutto vero...), che visse reclusa in casa per via di una malattia che la costringeva a comunicare attraverso accorati e sintetici foglietti, da cui la moderna pratica dei post-it (e occorre riferire che alcune ricerche, a fine ’800, dimostrarono come molti brani presenti nello Zibaldone del fratello provenivano in realtà dai diari, poi misteriosamente scomparsi, di Paolina).


Manca, purtroppo, il mitico Manuele Madalon, l’unico autore fantasma che abbia avuto una presentazione ufficiale al Salone del Libro di Torino di due anni fa, il cui libro (inesistente) ebbe recensioni entusiastiche da parte di noti intellettuali italiani. Quelli sì reali. Ma poco credibili.

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