Storia d'assalto

La Battaglia di Mezzo Agosto: l'ultima vittoria sul mare

Dopo la debacle subita nello scontro aeronavale di giugno, gli inglesi tentano una nuova operazione di rifornimento di Malta. Ma sarà una nuova (ultima) vittoria dell'Asse

La Battaglia di Mezzo Agosto: l'ultima vittoria sul mare

Malta. La “spina nel fianco” dei nostri convogli che rifornivano la Libia, il fronte di guerra principale dell'Italia durante il secondo conflitto mondiale. La mancata presa dell'isola è stata spesso e volentieri indicata come una delle cause, se non la causa principale, della nostra sconfitta. In realtà, come abbiamo già avuto modo di dire, la storiografia post bellica ha ricamato molto su questo aspetto, per motivazioni diverse. Dal lato italiano forniva il paravento dietro cui nascondere le pesanti carenze dal punto di vista logistico (i nostri mercantili salpavano “a mezzo carico” diretti verso i porti libici), dal lato britannico si è volutamente calcata la mano sull'epopea di resistenza dell'isola per questioni di prestigio e propaganda, sebbene i comandi inglesi la considerarono quasi sempre secondaria, a tratti indifendibile.

Nasce Pedestal

Nonostante queste considerazioni, Londra, animata dalla strategia di costante logoramento delle forze dell'Asse utilizzando qualsiasi mezzo, ha cercato, dall'entrata in guerra dell'Italia, di mantenere viva l'isola, da cui partivano sommergibili, velivoli e unità di superficie, per cercare di colpire le nostre rotte marittime con la “Quarta Sponda”. Proprio per cercare di rifornirla, e prolungarne la resistenza sino all'apertura del secondo fronte in Africa (operazione Torch, 8 novembre 1942) e alla controffensiva sul fronte egiziano, l'Ammiragliato britannico, nell'estate del 1942, predispose due grandi operazioni che determinarono due grandi battaglie aeronavali: della Battaglia di Mezzo Giugno ne abbiamo già parlato, oggi vi raccontiamo la storia della Battaglia di Mezzo Agosto.

Dopo la debacle subita in mare nello scontro aeronavale di giugno, in cui i due convogli diretti a Malta vengono praticamente spazzati via dagli aerosiluranti italotedeschi e dalla Settima Divisione Incrociatori Leggeri della Regia Marina, gli inglesi tentano una nuova operazione di rifornimento di Malta. Un nuovo convoglio, chiamato Pedestal, composto da 14 navi da trasporto – tra cui una petroliera, l'Ohio, la più grande della flotta britannica – viene organizzato per cercare di far giungere sull'isola 85mila tonnellate di preziosi rifornimenti. Questa volta il gruppo navale partirà da Gibilterra, e in sostegno della Forza H di base nella piazzaforte britannica, vengono chiamate unità navali da altri teatri: dalla Eastern Fleet, ad esempio, giunge la portaerei Hms Indomitable, l'incrociatore leggero Hms Phoebe e i cacciatorpediniere Laforey, Lookout e Lightning; le corazzate Nelson e Rodney, che si trovavano a Freetown, vengono fatte giungere a Scapa Flow, da dove, il 31 luglio, salpano insieme alla portaerei Victorious, all'incrociatore leggero Syrius e ai relativi caccia di scorta, per congiungersi con la Forza H di Gibilterra, che vede la presenza della portaerei Hms Eagle, e alla Hms Furious. A questo dispositivo navale vanno aggiunti gli incrociatori Hms Nigeria, Kenya, Manchester, Cairo e Charybdis con relativa scorta oltre alle corvette della Forza R (Jonquil, Geranium, Spirea, Coltsfoot e Slavonia) insieme a una serie di sommergibili.

La copertura aerea in quel "Mezzo Agosto" era affidata da circa 138 velivoli imbarcati sulle portaerei tra caccia e aerosiluranti (di cui 38 destinati a Malta come rinforzo) e altri 171 presenti sull'isola (100 Spitfire, 36 Beaufighter, 30 Beaufort, due Baltimore e tre Wellington). Dal punto di vista delle forze dell'Asse, nelle aree di agguato lungo la rotta di avvicinamento erano in pattugliamento 21 sommergibili (18 italiani e tre tedeschi) mentre nelle acque tra Capo Bon e Pantelleria vi erano 21 motosiluranti italiane e cinque S-Boote. Le unità di maggiore dislocamento erano rappresentate dalla Terza Divisione Incrociatori (Gorizia, Bolzano e Trieste) al comando dell'ammiraglio do squadra Angelo Parona (con sette caccia di scorta) e dalla Settima Divisione Incrociatori Leggeri (Eugenio di Savoia, Raimondo Montecuccoli e Muzio Attendolo) comandata dall'ammiraglio di squadra Alberto Da Zara con la scorta di quattro caccia. La scarsa disponibilità di carburante aveva forzato la decisione di non far intervenire le nostre corazzate (disponibili la Giulio Ceare, Andrea Doria, Caio Duilio e Vittorio Veneto).

Per quanto riguarda lo strumento aereo la Regia Aeronautica e la Luftwaffe potevano disporre, sulla carta di un numero compreso tra gli 800 e i mille velivoli. Tuttavia, quelli realmente in efficienza, risultano essere 111 aerosiluranti italiani, 10 tedeschi, 41 bombardieri italiani e 130 tedeschi, 15 bombardieri in picchiata italiani e 26 tedeschi, 164 caccia italiani e 47 della Luftwaffe a cui si sommano 97 velivoli da ricognizione italiani e 14 tedeschi. La spina dorsale di questo dispositivo aereo è costituita, ancora una volta, dai trimotori S-79 che si accompagnano agli SM-84, ai Cant Z 1007 e ai tedeschi Ju-88 e He-111, accompagnati dagli Stuka che vestono i colori di entrambi gli alleati dell'Asse (il nomignolo affibiatogli nella Regia Aeronautica era “Picchiatello”).

La Eagle va a picco

La prima mossa della battaglia di Mezzo Agosto spetta però ai sommergibili. Nella prima mattina dell'11 agosto, lo Uarsciek avvista il convoglio inglese e lancia una salva di siluri, che però mancano i bersagli. Così non accade all'U-73, comandato dal tenete di vascello Helmut Rosenbaum, che colpisce la portaerei Eagle con quattro siluri mandandola a picco al largo di Algeri. Intanto la Furious, che ha lanciato i suoi 38 Spitfire di rinforzo per Malta, inverte la rotta e rientra a Gibilterra unitamente alla sua scorta, di cui fa parte anche il caccia Wolverine, che sperona il sommergibile Dagabur nella sua rotta verso la piazzaforte britannica.

Terrore dal cielo

Il 12 agosto due S-79, al mattino presto, avvistano il convoglio inglese mettendo in allerta i comandi dell'Asse, che ordinano attacchi aerei a ondate successive a partire dalle 9:14. L'attacco è talmente intenso che la corazzata Rodney decide di far fuoco coi suoi calibri da 406 in depressione per ostacolare l'avvicinamento degli aerosiluranti italiani sollevando alte colonne d'acqua coi suoi proiettili sparati in mare. Per la prima volta viene utilizzato anche un caccia, il Reggiane Re 2001 nella sua versione GV, come bombardiere: due velivoli riescono a sganciare una bomba speciale antinave, da 630 chilogrammi, sulla portaerei Victorious, che però non esplodono, ma producono solo danni leggeri. L'azione aerea italotedesca provoca gravi danni alle unità navali britanniche: anche la portaerei Indomitable viene danneggiata gravemente dagli Stuka tedeschi, il caccia Foresight viene azzoppato da un siluro lanciato da un S-79 e il mercantile Deucalion, fatto segno da bombe, deve ridurre la velocità a causa dei danni riportati. La furia degli attacchi fu talmente grande che l'ammiraglio comandante il convoglio Edward N. Syfret, ordina alla Indomitable di fare dietrofront insieme alla Forza Z con quasi mezz'ora di anticipo rispetto ai piani originari.

Il branco di lupi

Ma la mattanza era appena cominciata. La sera del 12 il sommergibile Dessié, in agguato davanti alla Tunisia, e operando insieme ad altri battelli italiani con la tattica assimilabile a quella del “branco di lupi” tedesco, lancia quattro siluri verso il convoglio e il Brisbane Star si vede la prua praticamente troncata. Poco dopo anche l'Axum lancia, da circa 1800 metri, con una geometria a ventaglio: l'incrociatore Nigeria, colpito, subisce danni talmente gravi che Syfret è costretto a trasbordare su un caccia mentre il Cairo, altrettanto malridotto, viene preso a cannonate per affondarlo. Colpita anche la petroliera Ohio, che però, incassa bene e resta a galla. Entra in azione anche il sommergibile Alagi, che nella mischia lancia i suoi siluri che colpiscono l'incrociatore Kenya, che però prosegue nella navigazione, e il mercantile Clan Ferguson. Il Bronzo, invece, colpisce affonda l'Empire Hope con tre siluri alle 23:45. Poco prima, alle 21:30, anche il mercantile Deucalion finisce a picco colpito da un unico siluro sganciato da un S-79. A fine giornata quattro mercantili, il Rochester Castle, il già citato Brisbane Star, il Cal Ferguson e il Santa Elisa risultano colpiti più o meno gravemente al punto da dover rallentare l'andatura e “rompere” il convoglio.

Nella notte tra il 12 e il 13 agosto entrano in azione le motosiluranti italiane e tedesche e anche l'incrociatore Manchester, insieme a cinque piroscafi, va a fondo, più un sesto colpito da un S-79. Da parte italiana vengono persi i sommergibili Dagabur e Cobalto, entrambi speronati dai caccia inglesi, e gli incrociatori Bolzano e Attendolo, colpiti dai siluri dell'Unbroken. Durante la giornata del 13, le motosiluranti dell'Asse non incontrarono nessuna unità navale nemica, e rientrarono in porto, mentre gli S-79 italiani continuano a ronzare sulle teste delle unità inglesi superstiti: alle 18:18, delle 14 navi mercantili salpate da Gibilterra, entrano nella Grand Harbor di Malta solo il Port Chalmers e la petroliera Ohio, talmente danneggiata che, una volta scaricata la nafta che trasportava, si spezza da sola e affonda mentre è ormeggiata.

Una vittoria inutile

La Battaglia di Mezzo Agosto si concludeva con una chiara vittoria delle forze italotedesche – la ultima sul mare – che però non si era tramutata in alcun vantaggio strategico: Malta riuscì a sopravvivere sino al mutare della marea in Nord Africa, sebbene gli inglesi avessero rinunciato a rifornirla con convogli sino al 1943, quando ormai l'ago della bilancia nel Mediterraneo pendeva decisamente in loro favore, e il lento dissanguamento del fronte africano non cessò, anzi, subì un'accelerata con la già citata operazione Torch – lo sbarco in Marocco – che portò rapidamente alla perdita dell'Africa Settentrionale e al conseguente sbarco in Italia.

Con la Battaglia di Mezzo Agosto si chiudeva anche il ciclo degli scontri sul mare per opera delle unità maggiori della Regia Marina: la vittoria era stata ottenuta utilizzando unità sottili, sommergibili e aerei certificando una volta di più la fine di un'era, quella delle corazzate.

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