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Buttafuoco contro il film di Pif : "Gli americani erano i nemici"

Lo scrittore: "Nel film gli americani sono i buoni. In realtà i siciliani furono trattati come nemici. E tali erano"

Buttafuoco contro il film di Pif : "Gli americani erano i nemici"

L'8 settembre del 1943 l'Italia si spacca. Da una parte i fascisti, dall'altra gli antifascisti. Due mesi prima, il 10 luglio, le truppe alleate sbarcano in Sicilia. L'operazione militare viene preparata grazie anche all'aiuto del boss mafioso Lucky Luciano, in esilio negli Stati Uniti, che fornisce agli americani una lista di persone da contattare. Per molto tempo la collaborazione tra mafia è Usa viene considerata solamente di mito, ma due fatti certificano questa "santa alleanza": durante la guerra la spalla di Luciano, Vito Genovese, diventa il factotum di Charles Poletti, comandante militare degli affari civili dell'Amgot, l'Amministrazione militare alleata dei territori occupati. E il 3 gennaio del 1946, il governatore dello Stato di New York, Thomas E. Dewey, grazia Luciano per i servigi resi alla Marina. Unica condizione: abbandonare gli Usa e trasferirsi in Italia. Si manda così a monte l'operato del prefetto Cesare Mori, che bene o male era riuscito a bonificare la Sicilia dalla mafia. Non a caso il siciliano, Pierfrancesco Diliberto, in arte "Pif", regista del film In guerra per amore, dice al Corriere: "La democrazia instaurata dai vincitori sulla nostra isola (la Sicilia, NdR) non è vera democrazia, ma il dominio della mafia".

Pronta la replica di un altro siciliano, Pietrangelo Buttafuoco, che a questo tema ha dedicato un libro, Le uova del drago. I due hanno visioni completamente diverse dello sbarco in Sicilia. Per lo scrittore "nel film gli americani sono i buoni. Non c'è il massacro di Acate: 76 siciliani inermi messi in fila e ammazzati, con l'unico scopo di terrorizzare i civili. Non c'è lo scempio del museo archeologico di Catania, con i reperti gettati in via Etnea e il direttore costretto a spazzarli. La Sicilia fu l'unica terra sottoposta al comando di occupazione; dalla Calabria in su si chiamava comando di Liberazione. I siciliani furono trattati come nemici. E tali erano". Ma non solo. Prosegue infatti lo scrittore: "Gli americani mandarono in fumo il lavoro del prefetto Mori. Sciascia diceva che in Sicilia gli antifascisti erano i mafiosi". Parole un po' dure, forse.

Ma che hanno certamente qualcosa di vero.

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