Cultura e Spettacoli

Che «horror» il romanzo sulla fine della famiglia

La madre se n'è andata. Il padre deve crescere il figlio tra mille difficoltà Un libro gelido racconta la solitudine alla fine del «vecchio» matrimonio

È un horror, ma non di quelli soliti dove a terrorizzare sono le presenze. Qui a spaventare è un'assenza: l'assenza della madre, la donna senza la quale, gli omosessualisti si rassegnino, un matrimonio non può esistere nemmeno dal punto di vista etimologico (l'origine della parola matrimonio è nella parola latina mater ). Gli invincibili (Einaudi) di Marco Franzoso ha come protagonista un padre che un brutto giorno si ritrova da solo con un figlio di sei mesi da accudire, addirittura da svezzare. Situazione terrificante per un uomo che fino al giorno prima non sapeva cucinare nemmeno per sé stesso. Qualcuno l'avrebbe girata a commedia, non Franzoso che, lo conosco, è una persona anche troppo seria, uno scrittore fra i più responsabili e macerati, animato dall'urgenza di raccontare le nuove realtà sentimentali e sociali che sono già sotto gli occhi di tutti ma che ancora pochissimi vedono, forse perché in televisione si parla di Matteo Renzi. Stavolta Franzoso ci sbatte in faccia la fine della famiglia. Non la crisi della famiglia o la trasformazione della famiglia: proprio la fine della famiglia. C'è profumo di estinzione in questo romanzo ambientato nell'Italia di oggi (siccome l'autore è veneto siamo a Padova, ma la città è appena accennata, potremmo essere ovunque). La moglie, ossia la madre, sembra evaporata. Senza una ragione precisa: una volta c'era la classica fuga con l'amante ma questa non è un'epoca romantica, adesso non c'è bisogno di batticuore né per prendersi né per lasciarsi. Amore liquido, lo definì Baumann con una formula che conteneva ancora un ingrediente attraente perché pur sempre di amore si trattava. Il più recente poliamore teorizzato da Jacques Attali somiglia, e trattandosi di pensatore francese non può essere un caso, a una riedizione del libertinismo settecentesco: forse amorale, ma forse pure divertente. Mentre nel romanzo di Franzoso quando proprio ci scappa un amplesso è di una tristezza infinita, un aggrapparsi di naufraghi al corpo dell'altro vissuto come scialuppa. E comunque finisce subito lì, la scialuppa fa subito acqua, perché alla fine della famiglia non c'è la libertà ma una solitudine senza scampo.

Una solitudine con bambino, in questo caso. Un bambino che, come spesso succede, non vuole saperne di mangiare. «Riesco a infilargliene un po' in bocca. Lui sputa. Lo pulisco con un tovagliolo bagnato. Gli avvicino altra pappetta. Lui sputa. Potrebbe continuare per ore». Franzoso è talmente bravo che anche un lettore senza complesso di Erode finisce col voler strozzare il pupo sputacchioso. Anche il padre fa venire i nervi, da tanto che è ansioso. A sentir lui (il romanzo è scritto in prima persona) il bambino rischia la vita a ogni pagina. «Lo vedo gattonare sul letto per esplorarne i confini. Riesco a balzargli contro un istante prima che cada». E ancora: «Deglutisce e tossisce. Il wurstel gli è andato di traverso. Entra in apnea. Diventa rosso in viso». Viene spontaneo domandarsi: ma come abbiamo fatto noi, io che scrivo e voi che leggete, a sopravvivere all'infanzia? I nostri genitori erano così bravi, nostra madre era così attenta? O forse eravamo bambini più forti? La casa del povero padre abbandonato si trasforma in infermeria: «Perenne stato di malattia che coglie mio figlio dal giorno in cui lo inserisco al nido. Vomiti, diarrea, inappetenza, febbri. Già dopo una settimana gli viene diagnosticata una faringotonsillite acuta streptococcica, con tonsille ipertrofiche e iperemie con pseudoplacche. Intanto la bronchite catarrale non cessa. La tosse dura per mesi, con alti e bassi, miglioramenti e ricadute, senza interrompersi mai del tutto. Zitromax da 150 mg due volte al giorno e Florattiva Baby 1 flaconcino al giorno. Iniziamo un ciclo di aerosol. La mia attività è incessante. Incontro il pediatra anche tre volte alla settimana». Credo sia meglio non far leggere Gli invincibili alle coppie incerte sul da farsi, di sicuro non è un libro che mette voglia di generare. Fra l'altro il protagonista per accudire il figlio trascura il lavoro, e lo perde. Dramma nel dramma, di questi tempi poi. Chiaramente è un uomo sfortunato (a un certo punto il bambino finisce pure in rianimazione) ma per quasi tutti i versi la sua è la condizione universale del genitore senza famiglia, del padre con un figlio senza madre o della madre con un figlio senza padre. È un libro durissimo e scritto benissimo (lo dico? Non lo dico? Lo dico: vorrei saper scrivere come Franzoso) che bisogna far leggere ai distruttori della famiglia, ai divorzisti, ai genderisti, ai fautori delle nozze di Sodoma, a chiunque annaffi il presente contesto antimatrimoniale. Senza una famiglia strutturata e solida (lo dice anche, in La società dell'impulso , il saggista americano Paul Roberts, che pure era partito da posizioni di sinistra) la società non ha futuro alcuno. Senza un padre e una madre stabilmente uniti i figli non si crescono.

Salvo eccezioni pagate con sacrifici inenarrabili, ma che Franzoso narra uno per uno.

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